Per la prova del Dna e l’analisi dei reperti del jet ci vorranno settimane. Nel frattempo circola un fantasma.
In una narrazione avvincente non può essere il caso a determinare il corso della storia. La morte di Yevgeny Prigozhin, in particolare, ha una tale pregnanza nell’attualità che deve per forza connettersi causalmente con gli eventi politici, non con un evento accidentale. Se poi fosse dimostrabile il nesso causale, si renderebbe necessario un processo. Che per un regime che vuole produrre verità certa sarebbe un fallimento.
Quindi è indispensabile che il mandante dell’assassinio di Prigozhin, del vice Utkin e di altri cinque uomini della Wagner, oltre ai tre dell’equipaggio del jet, abbia voluto rendersi irriconoscibile agli occhi di un giudice. Bisogna che il messaggio sia tanto chiaro quanto controllato, senza che si trasformi in una prova. Sia la verità che sarà accertata che la sua comunicazione, a questo punto, saranno a loro volta caricati di significato. Potrà funzionare, purché venga costruito un contesto di credibilità per una verità autoevidente.
Nell’attesa, i fantasmi prendono vita. Prigozhin era molto amato. A San Pietroburgo, davanti alla sede della Wagner, il Centro tecnologico militare, come a Mosca e a Rostov sul Don si formano commemorazioni spontanee. I russi piangono Prigozhin e il suo vice Utkin davanti a trincee di fiori, bandiere dei miliziani e della Russia e fotografie listate di nero. La popolarità dello chef sta generando un mito.
Si sa inoltre che varie persone hanno cambiato identità, facendosi chiamare falsamente Yevgeny Prigozhin, con documenti falsi. Sono sotterfugi che gli hanno permesso di muoversi per il mondo sfuggendo ai controlli. E’ ben noto, infine, che lo “chef” era stato dato per morto in Congo nel 2019 in un incidente aereo, dov’erano periti due russi. Ma non era lui. Era infatti riapparso tre giorni dopo, vivo e vegeto.
Circola ancora l’idea che il guerriero di tante vittorie e tanti successi economici sia vivo. Della persona salita sull’aereo con le sue generalità, carbonizzata, restano d’altra parte solo frammenti di salma. L’esame del Dna non è ancora concluso e richiederà tempo, settimane o mesi. I cadaveri sono dieci, carbonizzati. Un’ala del jet è stata ritrovata a 3,5 chilometri di distanza dal luogo dello schianto.
Il medico legale Vladimir Skakun ha spiegato in una lunga intervista al sito fontanka.ru le difficoltà della ricerca degli elementi necessari. Il patentino genetico dei soldati (sette, più i tre membri dell’equipaggio) supporterà la loro identificazione, perché i dati sono già stati salvati e andranno solo confrontati con i resti dei corpi. Altrimenti occorrerà probabilmente prelevare il Dna dei parenti diretti, che sono madre e padre o figlio e figlia, non i fratelli e le sorelle, che offrono un’identificazione meno sicura.
Il laboratorio può eseguire le analisi in tempi rapidi, esaurendo tutti i propri compiti specifici in un giorno solo. E’ il prelievo, la raccolta dei campioni e dei reperti a richiedere tempo. Ogni reperto sarà raccolto con cura, chiuso in un sacchetto e identificato. Poi ogni pezzo entrerà nel mosaico finale.
Ci si preparava a tempi lunghi, quando il funerale di Prigozhin è stato celebrato il 29 agosto, in forma privata, all’improvviso e in segreto. Lo si è saputo solo a cose fatte. Poche ore prima era in dubbio, oltre alla data delle esequie, anche la località e la forma. Lo chef invece è stato sepolto accanto a suo padre, a Porokhovskoye, alla periferia di San Pietroburgo.
E senza onori militari, pur essendo stato insignito della decorazione Eroe della Russia. Vladimir Putin non c’era, come se la vicenda non lo riguardasse più in alcun modo. Dmitri Utkin è stato sepolto nello stesso modo, in segreto. Si è avuta notizia in anticipo solo del funerale di Valery Chekalov, il responsabile logistico della Wagner.
Che cosa sia stato sepolto, del corpo di Prigozhin, nessuno lo ha fatto sapere. E il mistero s’infittisce. Il fatto è che il disastro di Tver ha proiettato frammenti in una vasta area. I ricercatori prendono una fetta di lamina ungueale – non importa se da una mano o da un piede, o un altro frammento di tessuto, il più accessibile. Il profilo del Dna così si ottiene entro un giorno lavorativo. Il problema è l’assenza del corpo. Non basta la disponibilità di un dito. Per fare un funerale occorre poter seppellire una salma che in questi casi manca. Occorrono allora analisi forensi per dimostrare l’identità dei frammenti.
Molti dei dieci morti avranno pure i genitori viventi, per un’identificazione diretta tramite l’esame del Dna del triangolo Padre-madre-figlio. Se possono recarsi tempestivamente in laboratorio, si potrà sottoporre la saliva al test. Se invece il deceduto è orfano, le autorità premetteranno l’ingresso in casa sua e il prelievo del Dna da oggetti di suo uso personale. Occorrerà il tempo di trasportare i reperti.
Dopo l’incidente aereo del Sinai del 31 ottobre 2017, come spiega il medico legale a fontanka.ru, i frammenti dei corpi delle vittime erano sparsi su 17 chilometri quadrati. E’ stato necessario raccoglierli tutti, custodirli in buste chiuse e numerate. Poi è stato possibile constatare che i reperti, ad esempio i numeri 17, 58 e 551 appartengono alla stessa persona.
E’ possibile consegnarli ai familiari per il funerale, solo dopo che tutto il mosaico viene completato, dando a ogni reperto il proprio posto nel puzzle. E’ un lavoro che richiede anche diverse settimane, se non mesi: dipende dalle condizioni del terreno e dal trasporto dei reperti in laboratorio. Dove gli esami si possono fare tutti quanti in un giorno, grazie alle tecnologie disponibili. Ma saranno manipolati i reperti? Saranno veri?
A Tver bisogna camminare nell’area di 3,5 chilometri, osservare attentamente il terreno e raccogliere tutti i reperti. Per accelerare i tempi, le autorità di solito chiedono l’aiuto di volontari. Quale verità dunque? Molte per ora, se si tien conto del trasformismo di Prigozhin, che spesso si è travestito con baffi e barbe finte, cambiando identità. Nel suo appartamento, perquisito dopo il tentato golpe, quando lui si trovava in Bielorussia, erano stati trovati diversi passaporti con identità finte. Quanti Prigozhin, dunque, ci sono oggi in circolazione?
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