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Esteri

Parchi pubblici e ristoranti con giardino, in Afghanistan alle donne è vietato anche questo

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Non sia mai che una donna possa passeggiare liberamente in un parco pubblico, dove c’è promiscuità con gli uomini. E’ intervenuto il ministro

In Afghanistan, da due anni diventato Emirato Islamico, le donne sono considerate dai talebani talmente pericolose che non possono più entrare nei ristoranti con giardini. Dall’11 aprile, il rischio di incontrare una donna che circoli liberamente in giardino è stato azzerato grazie al nuovo divieto. Ed è tornato il rispetto dell’ordine religioso.

Le donne non potranno più accedere al parco di Band-e Amir – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Un funzionario governativo ha spiegato che in realtà quei ristoranti con giardini all’aperto sono parchi, aperti anche a donne. Li chiamano ristoranti però sono parchi pubblici, dove sono stati visti “uomini e donne tutti insieme”, come se fosse normale. Inammissibile, per un talebano. Anzi, è un male gravissimo, da prevenire. E’ dovuto intervenire al più presto il ministro della Virtù e del Vizio Azizurrahman Al Muhajir con un divieto.

Implacabile il contrasto al dilagare del “male”

Ripristinato l’ordine, divisi accuratamente gli uomini dalle donne, il governo ha comunque deciso di inviare dei controllori per impedire che si ripresenti la perniciosa mescolanza dei generi. Ma c’è di peggio. E’ stato notato che in un parco in particolare, a Band-e Amir, le donne non indossavano correttamente il velo islamico, lo hijab.

Una mamma con il figlio a Band-e Amir – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Una irregolarità che sarebbe stata commessa intenzionalmente. C’è il rischio quindi che si sia trattato di un atto di protesta, secondo la moda proveniente dal vicino Iran. Dove, com’è noto, le donne osano protestare in massa, rivendicando diritti simili a quelli occidentali. Il pericolo della terribile influenza iraniana, come ritiene il governo di Kabul, va scongiurato con ogni mezzo.

Fa orrore ai talebani la libertà femminile

Il parco pubblico di Band-e Amir, che si trova al centro del Paese, nella provincia di Bamayan, è di eccezionale bellezza. Ci sono sei laghi intervallati da barriere naturali di travertino. I ranger, originariamente, erano in parte donne: ora si oppone loro il divieto d’accesso. E’ molto difficile per un occidentale comprendere le motivazioni di un governo come quello talebano, così impegnato nel reprimere i diritti delle donne e, ancor più, delle ragazze.

Il fascino del parco di Band-e Amir visto dal drone – lintellettualedissidente.it Ansafoto

La libertà femminile è considerata, senza alcun dubbio, estremamente temibile, quasi fosse una malattia letale, e quindi da limitare il più possibile, se non del tutto. La conseguenza della circolazione delle donne a piede libero è la mescolanza tra i generi. Il che significa che uomini e donne potrebbero incontrarsi liberamente. Causando quindi disordine sociale. Per un talebano l’obiettivo da raggiungere è un’assoluta purezza, che la promiscuità fra uomo e donna rende impossibile.

Va evitata ovunque la promiscuità

Le donne devono vivere in casa, dedite alla cucina, alle pulizie, ai figli e al marito. Senza il quale non possono uscire dall’abitazione familiare. E’ vietato studiare, vietati anche i lavori che implicano un libero contatto con un maschio. Non potranno più fare nemmeno il medico e l’infermiera, perché non possono più studiare.

Talebani controllano le strade – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Dall’agosto 2021, cioè da quando gli Stati Uniti hanno lasciato l’Afghanistan, i talebani hanno immediatamente ripreso il potere. Inizialmente hanno dichiarato che le donne sarebbero state tutelate. In seguito si è capito a quale tipo di tutela si riferivano: la più totale sottomissione all’uomo. Che si verifica in un contesto di totale negazione della democrazia. Oltretutto, il matrimonio per amore sembra ormai un’utopia.

Un report mette i brividi, ma il mondo tace

Un rapporto di Amnesty International, pubblicato un anno fa, a fine luglio 2022, chiede alla comunità internazionale di intervenire. Infatti, dalle interviste che l’organizzazione umanitaria ha fatto a 90 donne e 11 bambine residenti in 20 delle 34 province dell’Afghanistan, risulta una condizione di vita infernale.

La siccità ha fatto calare del 30% la produzione di fichi – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Amnesty ha denunciato arresti, imprigionamenti, torture e sparizioni forzate di donne che avevano preso parte a manifestazioni di protesta contro il regime talebano. Il quale però è riuscito a ottenere un aumento dei matrimoni infantili, precoci e forzati. La donna non esiste come persona, se non è totalmente subordinata all’uomo.

Milioni di donne e di bambine represse

La segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard ha dichiarato che in un anno milioni di donne e di bambine hanno perso il diritto a vivere liberamente, rendendosi peraltro utili al loro Paese con lo studio, il lavoro e la vita sociale. Le 60 ragazze afghane che hanno vinto una borsa di studio a Dubai hanno dovuto in questi giorni rinunciare all’opportunità.

Un contadino trasforma l’uva in uva passa a Kandahar – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Per il genere femminile l’unica possibilità di vita è restare chiuse in casa, rinunciando a far fruttare i propri talenti, nella massima frustrazione intellettuale. Dopo due anni di furiosa repressione maschilista, l’effetto è stato reso noto da The Guardian. Sono aumentati in modo preoccupante i suicidi femminili.

Cresce il tragico dato dei suicidi

Un dato numerico che gli operatori degli ospedali e delle cliniche di salute mentale del Paese sono stati costretti a mantenere nel vago. Il giornale britannico ha potuto soltanto aggiungere che l’Afghanistan è uno dei pochi Paesi al mondo, in cui i suicidi femminili superano quelli maschili. E aumentano ugualmente i tentativi di suicidio.

Peggiora anche la condizione minorile. Dopo due anni di amministrazione talebana, la crisi del Paese si aggrava continuamente, complice la siccità. Si tratta della peggiore crisi ambientale degli ultimi trent’anni. Si diffondono la fame e la miseria, al punto che un terzo dei bambini è costretto a lavorare per far sopravvivere i genitori. Anche perché la madre non può più svolgere alcun lavoro. Save the Children, a propria volta, ha pubblicato un rapporto e ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire.

 

 

 

 

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