Si resta meravigliati, constatando che la stessa Chiesa riesca a tenere insieme persone tanto diverse come Papa Francesco e Padre Georg
Anche i monsignori possono essere licenziati. A monsignor Georg Ganswein, al secolo Padre Georg, segretario personale di Joseph Ratzinger, è capitato invece di peggio. Qualcosa di ancor più moderno: la scadenza del contratto. Come a un dipendente di una ditta esterna al termine dell’appalto. Fuor di metafora, il modo di pensare che fa riferimento al fu Benedetto XVI viene spesso considerato come una corrente alternativa a Jorge Luis Bergoglio. Oppure come la vera Chiesa, se si è tradizionalisti. E infatti lo stesso papa Francesco, secondo i suoi detrattori più intransigenti, sarebbe il primo nemico del soglio pontificio.
Nulla di più estraneo alla sensibilità vaticana del linguaggio del mondo del lavoro su contratto! Eppure queste sensazioni sgradevoli, legate all’intrusione di persone con mentalità completamente diversa, sono comuni nella Chiesa cattolica da alcuni anni. Il Papa si oppone strenuamente al racconto di una divisione interna. Per quanto però lodi il suo predecessore e ribadisca la loro intesa, la percezione di una frattura interna persevera. Anche se lo definisce “quasi un santo Padre della Chiesa”, preoccupato innanzitutto dell’unità. Il “chiacchiericcio” dei fomentatori di discordia, per Francesco, è invece fatto da “gente di partito, non di chiesa”.
Lo spettro della divisione interna alla Chiesa
Certo dietro le quinte si discute. E alla fine si viene cacciati. Quando Joseph Ratzinger ha rinunciato al ministero petrino, il 28 febbraio 2013, il suo segretario Padre Georg era ancora prefetto della Casa pontificia. Il successore di Ratzinger, Francesco, l’ha confermato il 31 agosto 2013. E l’ha pregato però di dedicarsi esclusivamente al papa emerito. Padre Georg, in un colloquio, ha insistito. Voleva sapere come avrebbe potuto svolgere il suo ruolo di prefetto, se doveva occuparsi anche del papa emerito.
Bergoglio ha tolto quella parola “anche”. Doveva occuparsi soltanto del predecessore. E così Padre Georg ha fatto, sino al decesso di Ratzinger, il 31 dicembre scorso. Una dialettica vivace, tra Bergoglio e Ganswein, persino burrascosa. Per quanto delicata possa essere una burrasca negli ambienti ovattati del Vaticano. Dove un sospiro può colpire più di un uragano e un “forse” ferisce più di un pugnale.
Degradato e mandato via come un estraneo
Dal 15 gennaio 2020 Padre Georg risulta assente alle udienze di papa Francesco del mercoledì. Pochi mesi prima era uscito il libro del cardinale Robert Sarah sul celibato dei preti, proprio nel periodo in cui Francesco concedeva un’importante apertura. Francesco ne ha molto sofferto. Il motivo è che nel volume era compreso un saggio di Ratzinger, che per evitare complicazioni ha ritirato la firma. Dopo smentite e contro-smentite, Sarah, pur rifiutando qualunque polemica, ha postato su Twitter la lettera con cui Ratzinger acconsentiva alla pubblicazione in quella forma. Firmata da lui.
Padre Georg, sempre molto seguito dalla stampa tedesca, a quanto pare ha pagato il prezzo del frastuono delle polemiche. Tutte. Di fronte a Francesco, nell’ultima udienza, quella del 19 maggio scorso, ha dichiarato che la sua condizione era “un’umiliazione davanti al mondo”. Coram populo, davanti a tutti come davanti a tutti si viene nominati sacerdoti e si professano i voti. Francesco, granitico, ha risposto che le umiliazioni aiutano a crescere spiritualmente.
Dalla polemica sul celibato all’umiliazione pubblica
Il comunicato ufficiale del trasferimento di Padre Georg alla sua diocesi originaria di Friburgo era già uscito a febbraio. Il prelato tedesco ha cercato di ribaltare la convinzione del papa. Usando però un’argomentazione basata sulle cose, sulla roba, si direbbe, e non sulla volontà dello spirito. Nulla che potesse maggiormente irritare Bergoglio. Ganswein insomma aveva appena traslocato dal monastero di Mater Ecclesiae, dove Ratzinger aveva trascorso il suo emeritato, a un appartamento ampio, di 300 metri quadrati in Vaticano, a Santa Marta Vecchia.
L’ex segretario personale aveva portato con sé mobili, soprammobili e oggetti vari di Ratzinger, quindi aveva bisogno di spazio. L’arcidiocesi di Friburgo, dove già l’aveva destinato Bergoglio, probabilmente è priva di appartamenti così grandi, ha insistito Ganswein. Il quale ha aggiunto che se avesse saputo di rimanere senza incarico avrebbe mai fatto trasloco. Insomma un incarico in Vaticano sarebbe utile, sembra da questa ricostruzione, a proteggere le cose di Benedetto XVI. Bergoglio ha respinto l’obiezione con un certo sdegno.
Padre Georg, pochi mesi prima della cacciata, aveva pubblicato il suo libro “Nient’altro che la verità”. Molti ora si domandano che cosa farà, dato che a Friburgo non ha ancora ricevuto incarichi, e se scriverà ancora un altro volume. E con quali contenuti.