I genitori e i familiari degli ostaggi catturati dalle forze di Hamas vivono nell’inquietudine. Ora chiedono risposte al governo
È il silenzio ciò che più fa paura. Lo sanno bene i familiari di coloro che hanno perso la vita durante l’attacco di Hamas.
Ma il silenzio è terrificante anche per i parenti degli ostaggi catturati e portati a Gaza dai terroristi che sabato hanno attaccato il Sud di Israele. Non sanno nulla delle condizioni dei loro cari e vorrebbero avere risposte dal Governo. Intanto tutto tace e si inizia a temere per il peggio.
Israele ha paura
L’incertezza e l’angoscia sono ormai i sentimenti che dominano tra le famiglie di Tel Aviv, di Gerusalemme e di tutti quei villaggi a Sud di Israele che nella giornata di sabato sono stati attaccati dalle milizie di Hamas. Nessuno sa come andrà a finire la questione degli ostaggi israeliani e i parenti di coloro che sono stati rapiti dai terroristi di Hamas vivono in una costante sensazione di sconcertante angoscia. Gli attacchi dell’esercito israeliano si fanno sempre più intensi e intanto cresce il timore per la sicurezza dei civili catturati e nascosti nei bunker di Gaza.
Intanto tutto tace e tra le strade delle città israeliane e i social si moltiplicano le foto degli ostaggi rapiti dai miliziani. La maggior parte di loro sono giovani. Molti stavano partecipando al rave – ormai tristemente famoso – nel deserto israeliano. Un’occasione di divertimento e unione che si è trasformato in pochissime ore in un vero e proprio film dell’orrore. Una donna israeliana, madre di una ragazza rapita sabato e portata a Gaza, racconta l’ultima telefonata con sua figlia. La ragazza raccontava al telefono di essere stata ferita dagli spari e di essere riuscita a salire su un mezzo di trasporto per scappare con altre persone. Ma devono essere stati raggiunti, riferisce la madre, “al telefono si sentivano raffiche e poi voci in arabo”. Da quel momento non ha più sentito sua figlia e ora non sa se è stata uccisa o si trova a Gaza.
Un problema condiviso da molte famiglie israeliane, i cui giovani figli si trovano al confine tra la vita e la morte. Stretti nella morsa tra i fucili dei terroristi e le bombe dell’esercito israeliano. Intanto i parenti degli ostaggi hanno chiesto al governo di fare tutto il possibile: la priorità, ancora prima della conquista di Gaza, deve essere la liberazione degli ostaggi. Ma il timore è che i bunker e i pertugi della città palestinese siano praticamente inaccessibili e che le bombe e i missili sulla Striscia non si fermeranno nemmeno davanti al pericolo di uccidere civili.