E’ il momento più triste, per le famiglie costrette ad andarsene da Kherson e Donetsk. Le loro case restano disabitate, in attesa dei russi.
Ci sono persone che proprio non vogliono saperne di lasciare la loro casa. Le si può comprendere, ma questo è il momento dell’evacuazione dalle regioni di Kherson e Donetsk. Rispettivamente, queste due città si trovano sulla costa del mar Nero, non lontano dalla Crimea, e ad est, vicino al confine con la Russia. La vice premier di Kiev, Iryna Vereshchuk, ha dato la disposizione di andarsene. Una raccomandazione, più che ordine, comunque una scelta obbligata. I due territori sono nel mirino delle forze armate russe, che attaccano, incalzano e colpiscono ogni giorno. Ci sono tra i 700 e gli 800 minori in quelle città, che si stanno trasformando in trappole mortali. Dunque, chi ha meno di 18 anni è pregato di andarsene al più presto, assieme a un genitore o un altro adulto che ne faccia le veci.
E’ tempo di far le valigie e partire, per bambini e ragazzi. Kiev ha promesso a tutti loro una sistemazione al sicuro, verso sud, dove gli invasori non sono ancora arrivati. Stanno per arrivare invece a casa loro, sempre che non venga distrutta prima, dai bombardamenti. Mercoledì mattina Il governatore della regione Oleksandr Prokudin ha comunicato un dato drammatico, il numero degli attacchi aerei: 35 in un solo giorno. La città di Avdiivka è stretta d’assedio da ogni direzione: i russi non vogliono rinunciare alla grande fabbrica di carbone che vi si trova, come pure vogliono riprendersi i giacimenti minerari. Il cuore dell’economia locale è lì, a 20 chilometri dal capoluogo Donetsk, in quella fabbrica di carbone che gli ucraini hanno trasformato in una fortezza.
Giorni di tristezza e paura, per la gente di Donetsk e Kherson
In questo modo Mosca vuole alleggerire la pressione ucraina sulle regioni meridionali, costringendo Kiev a concentrare le risorse militari nella difesa di Avdiivka e Donetsk. Una scelta strategica impegnativa, la cui riuscita potrà dimostrare che la Russia può permettersi un’offensiva vera e propria, malgrado il grande impegno degli alleati della Nato. Per quanto i Paesi occidentali riforniscano di armi e munizioni le truppe di Kiev, il risultato non cambia: la forza russa non arretra per nulla, anzi riesce a venire avanti, inarrestabile, implacabile.
Conseguentemente all’imprevista aggressività del nemico, l’Occidente si ritroverà spalle al muro: inviare armi all’Ucraina si rivelerà inutile. Così il governo di Kiev dovrà rassegnarsi e prendere atto che resistere all’infinito è impossibile. Se quest’obiettivo sarà raggiunto, Kiev sarà obbligata ad avviare le trattative di pace, per accettare le condizioni imposte dai russi. In caso contrario la popolazione sarà sottoposta a sacrifici inaccettabili, perché il Cremlino vuole consolidare le proprie posizioni prima della stagione delle piogge e del fango.
Molte famiglie temono di restare in balia della sorte. Credono forse che i russi non colpiranno le abitazioni private, se i residenti continuano ad abitarle. Temono che nessun luogo sia sicuro. Da parte propria, la Russia ha già dato prova di non fermarsi di fronte al rischio di colpire i civili. E nessuna guerra, per la verità, ha mai coinvolto soltanto i militari. Per mettere in sicurezza i civili, la vice premier Vereshchuk ha chiesto aiuto ad alcune organizzazioni internazionali per agevolare gli spostamenti. Intanto il governo ha promesso di sistemare le famiglie in aree del paese più sicure.