La morsa attorno al nuovo governo golpista si stringe e da Niamey arriva il dietrofront sugli accordi con la Francia.
La situazione in Niger si fa sempre più complicata e instabile dopo il golpe di Stato dello scorso 26 luglio ad opera delle milizie armate di Abdourahmane Tchiani, ai danni del governo eletto del presidente Mohamed Bazoum. Le prese di posizione da parte del governo golpista sono state immediate e tendenti alla chiusura non solo militare di cielo e terra, ma anche di natura economica verso il suo antico colonizzatore francese per quanto riguarda il commercio e l’estrazione di uranio.
Ad oggi il Niger è la settima risorsa, su scala mondiale, per quanto riguarda i giacimenti di uranio, nonché prima in termini di rifornimento energetico delle centrali nucleari della Francia, in particolare di quella parigina. Dal Palazzo dell’Eliseo arrivano le rassicurazioni: forniture ed estrazioni in Niger non sono a rischio.
L’unico sito operante in questo momento si trova nella parte settentrionale del Niger, nella regione di Agadez e si tratta del giacimento di Imouraen, capace nel 2022 di soddisfare circa il 4% del fabbisogno energetico globale. Le estrazioni sono affidate a due compagnie per l’energia nucleare: l’ Orano (ex Areva) e la Sociétè pour du patrimoine des mines du Niger SOPaMIN. La prima, di stampo francese, lo scorso maggio aveva stipulato dei nuovi accordi di partnership con il governo del Niger e che prevedevano lo stanziamento di circa 26 miliardi di franchi per istruzione e per altri settori prioritari del Paese.
Ma il golpe di stato e le decisioni del generale Tchiani prevedono la sospensione dell’esportazione di oro e uranio proprio verso la Francia. L’ Eliseo rassicura: i commerci minerari e l’esportazione di uranio presso le proprie centrali non è a rischio e attraverso le parole di un ufficiale anonimo del ministero per l’Energia fa sapere che: “La Francia non dipende da alcun sito, compagnia o Paese per l’ approvvigionamento dei propri impianti.” Dichiarazione che certamente non rende la situazione più chiara tra le parti e resta in attesa di riscontri quanto meno prossimi.
Il governo golpista accusa la Francia di disattenzione e mancate reazioni verso la situazione in Niger, per questo motivo dalla capitale Niamey arriva la rottamazione degli accordi militari con lo stato francese di “cooperazione, difesa e sicurezza militare”: ad annunciarlo un portavoce del nuovo governo golpista dalla televisione nazionale, che ha informato inoltre sulla fine dei mandati per gli ambasciatori nigerini di ben quattro Paesi: Francia, Nigeria, Togo e Stati Uniti.
Ad ostacolare il golpe nel tentativo di ripristinare il governo eletto del generale Mohamed Bazoum c’è l’azione condivisa dell’UE, Stati Uniti e Comunità Economica degli Stati centrali dell’Africa occidentale – ECOWAS – che stanno imponendo costi reali ai fautori del colpo di stato sospendendo aiuti e collaborazione alla regione africana. Tra le prime a muoversi la Nigeria che taglia la fornitura elettrica alla sua vicina, mettendo a serio rischio blackout il Niger.
“Abbiamo il compito di ripristinare la goverance democraticamente eletta in Niger. Le decisioni prese portano un messaggio forte e chiaro sulla nostra intolleranza ai governi incostituzionali. Il nostro obiettivo è la stabilità regionale” , ad affermarlo è Christopher Musà, capo della difesa in Nigeria e presidente dei capi della difesa dell’ECOWAS. In mattinata giunge anche il sostegno accorato del Senegal attraverso le parole del ministro degli Esteri, Aissata Tall Sall: “Mentre vi parlo, i capi maggiori dell’ECOWAS si stanno riunendo per vedere quale sarà il modus operandi, una volta che la decisione sarà adottata su un livello più alto e comunitario i nostri soldati andranno”.
ll generale Tchiani intanto fa sapere che non indietreggerà di un solo passo nonostante gli siano state contestate misure disumane e illegali adottate per deporre il presidente Bazoum e attraverso la televisione nazionale fa sapere: “Rifiutiamo qualsiasi interferenza negli affari interni del Niger e chiediamo al popolo nigerino di prepararsi a difendere la propria nazione dalle indicibili sofferenze inflitte a un Paese destabilizzato”.
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