La piscina continua a mietere giovani vittime: la colpa tuttavia rimane della negligenza e della mancata attenzione nei confronti dei bambini.
I fatti risalgono allo scorso 2 ottobre, giorno in cui il 911 ha ricevuto una chiamata disperata da parte di una maestra d’asilo. Quest’ultima, proprietaria della struttura Happy Happy a San José – in California – ha spiegato successivamente le dinamiche dell’accaduto alle autorità locali. Nina Fathizadeh si era allontanata momentaneamente dal giardino, in modo da preparare del tè e della pappa d’avena. Una volta lasciata la cucina era tornata nell’area giochi, era l’ora della merenda. Si è accorta immediatamente che qualcosa non andava: il cancelletto, che separa il parco dalla piscina, era aperto.
Due bambine ed un bambino avevano raggiunto il luogo, giocando in prossimità dell’acqua. Devono aver perso l’equilibrio, cadendo inevitabilmente al suo interno. I tentativi di rianimazione e soccorso degli operatori sanitari sono stati vani. Le due piccole non respiravano più, mentre il maschietto è stato ricoverato poiché gravemente ferito. Quel giorno la struttura era a corto di personale: uno dei maestri era malato, mentre la seconda responsabile, la 64enne Shanin Gheblehshenas, si trovava in un altro asilo nido. Entrambe hanno perso la licenza d’asilo ed ora dovranno rispondere all’accusa di omicidio.
Sono annegate
Secondo una prima ricostruzione delle dinamiche, sembra che Fathizadeh fosse fermamente convinta che il cancelletto fosse chiuso. Tuttavia, quella mattina, il marito di Gheblehshenas aveva annaffiato le piante in prossimità della piscina e si era dimenticato di rendere la zona inaccessibile ai bambini. Questi ultimi hanno superato facilmente la recinzione ed hanno quindi raggiunto la zona di pericolo. Quando Nina si è accorta della loro assenza nel parco, era ormai troppo tardi: i piccoli galleggiavano sulla superficie dell’acqua, senza vita. Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo: le due maestre sono accusate di aver “messo in pericolo due minorenni con conseguente morte e negligenza criminale”.
Nel frattempo il procuratore distrettuale locale, Jeff Rosen, ha confermato la colpevolezza di tutti gli impiegati all’interno della struttura: “E’ nostra responsabilità assicurarci che questi imputati siano ritenuti responsabili di questa tragedia evitabile e straziante”. Ha dunque sottolineato il dovere mancato di occuparsi della tutela dei piccoli, affidati alle loro cure dalle famiglie. Non è la prima volta che la piscina si trasforma in una trappola mortale: solo nel mese di luglio e agosto dell’anno corrente, ben tre bambini in Italia hanno perso la vita, poiché lontani dallo sguardo attento dei loro tutori.