Kiev ha compiuto una scelta di particolare significato storico e politico allo scopo di riprendersi la penisola di Crimea ora in mano russa
Che il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov sia stato rimosso, era scontato. Da tempo, almeno da febbraio gli osservatori si aspettavano che il presidente Zelensky lo rimuovesse dall’incarico. C’era un serio problema di corruzione e di appalti truccati da risolvere in molte istituzioni, tutt’altro che circoscritto ad un solo ministero.
Il ministero ha acquistato da una ditta turca 5mila divise invernali per 33 milioni di dollari: il problema, oltre il prezzo palesemente molto gonfiato, è che le divise arrivate erano estive. Metà del bilancio dello Stato è passato dagli uffici della Difesa, senza che nulla denunciasse il titolare del discusso dicastero.
La sua posizione si è definitivamente indebolita quando l’oligarca Igor Kolomoisky, suo mentore, è finito in galera per frode e riciclaggio, pochi giorni prima. Benché Reznikov sia stato apprezzato dalle cancellerie occidentali, era inevitabile che se ne andasse. Anche perché Zelensky ha vinto le elezioni grazie alla fama che si è costruito di nemico giurato della corruzione. Una fama che gli vale un potere aggiunto.
Reznikov si è dichiarato del tutto estraneo al pessimo affare a carico del bilancio di Kiev, intanto però il Parlamento ha già approvato la mozione del presidente e così Reznikov è ufficialmente ormai un ex ministro. Da parte propria, Reznikov aveva piazzato i suoi uomini negli uffici che a cascata dipendevano da lui: partendo dal basso, la magistratura è risalita verso il vertice.
Più che altro, è certa la sua responsabilità politica. Reznikov gode comunque del favore dei cittadini, essendo riuscito a rafforzare l’esercito con armamenti sempre più evoluti tecnologicamente. Da quanto è trapelato, potrà essere nominato ambasciatore a Londra l’anno prossimo, con il sostegno di diversi deputati.
E’ interessante la scelta del successore, Rustem Umerov. Si tratta di un tataro di Crimea, ovvero una minoranze etnica, circa il 10% della penisola, di un certo peso politico, per la storia che rappresenta e le relazioni internazionali che ha saputo intrattenere. Fra l’altro, è l’unica etnia che si sottrae alla guerra. Lo stabilisce un accordo preso con il presidente russo Vladimir Putin.
La storia del Tataristan, una delle repubbliche della Federazione russa, è tutt’altra, etnicamente e linguisticamente ben distinta dai tatari (o tartari) crimeani. Questi ultimi sono agglomerato di nazionalità e di famiglie che ha goduto di piena indipendenza per secoli, fra XV e XVIII secolo, durante il Khanato di Crimea. Facevano parte però del Rus di Kiev alla fine del secolo IX, la prima formazione politica rappresentativa del mondo russo, cui Vladimir Putin ha affermato di ispirarsi. E’ una delle motivazioni ideologiche della guerra d’Ucraina.
Cruciale e irrinunciabile per la logistica internazionale, la Crimea gode del sostegno della Turchia, oltre che dell’interessato amore del Cremlino. La seconda guerra mondiale, tra le nefaste conseguenze, ha causato anche la deportazione dei tatari, colpiti come presunte spie da Stalin. Ritrovata l’indipendenza nel 1990, la diffidenza verso Mosca è continuata, fino agli ultimi anni.
Vladimir Putin, con i suoi funzionari, ha saputo intessere ottime relazioni, investendo in Crimea dopo il referendum del 2014, non riconosciuto a larghissima maggioranza dall’assemblea dell’Onu. Con la nomina di Rustem Umerov a ministero della Difesa, il presidente ucraino cerca quindi di compiere un importante operazione politica, per dimostrare che la penisola è realmente ucraina e che l’Ucraina è in grado di valorizzare la Crimea, oltre a darle sicurezza.
Rustem Umerov, di credo musulmano, miliardario nel settore delle telecomunicazioni, è stato eletto deputato nel 2019 con un partito d’opposizione, non con Zelensky. Poi ha avuto comunque incarichi di governo, negoziando in prima persona l’accordo sul grano con la Russia e ha riportato in patria diversi prigionieri. Egli stesso è nato in Uzbekistan, da una famiglia costretta a lasciare la penisola ai tempi di Stalin.
Tornato in Crimea, nel 2014 se n’è dovuto andare, per il ritorno dei russi, questa volta di Putin. Ha partecipato come mediatore ai tentativi di accordo con la Russia, che gli sono valsi però un tentativo di avvelenamento. Nella sua carriera di manager, Umerov ha pure gestito la privatizzazione del porto di Ust-Dunaisk. Manager dunque ma incorruttibile, secondo la fama di cui gode, comprovata dal Centro d’azione anti corruzione dell’Ucraina, che ha giudicato la nomina di Umerov la “migliore possibile”.
Il nuovo ministro della Difesa s’impegnerà innanzitutto di ripulire dalla malversazione gli uffici, una priorità soprattutto dal mese scorso, quando Zelensky ha licenziato tutti i direttori dei Centri d’arruolamento del Paese. Umerov potrà dunque svolgere un ruolo essenziale per riportare la Crimea sotto l’effettiva protezione di Kiev. La penisola è di fatto russa dal 2014, anche se la comunità internazionale ancora la considera di diritto parte dell’Ucraina. Zelensky in agosto ha lanciato la Crimea Platform, un’iniziativa diplomatica per riportare al centro del dibattito internazionale la Crimea.
Probabilmente è opera dei servizi segreti lo scandalo a luci rosse che l’ha colpito, non appena la sua nomina a ministro della Difesa è stata resa nota. E’ apparso infatti sui social un video nel quale proprio lui magnifica le gioie dell’autoerotismo. Mai smentito né confermato. Nulla importa di questo scandalo all’Ucraina, potendo ora contare sui suoi preziosi servigi politici.
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