I ponti sono capaci di dividere, come nel caso del ponte di Kerch, indispensabile alla strategia del Cremlino.
Il ponte di Crimea, sullo stretto di Kerch, è troppo importante, sia nella storia russa ed europea che nella storia di Vladimir Putin, perché venga attaccato e colpito impunemente. E’ così significativo che, ritenendo che sia stata decisiva la collaborazione britannica all’assalto del 17 luglio, il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di abbattere il ponte di Londra, l’iconico Tower Bridge.
Già lo zar Nicola II voleva realizzare il viadotto sullo stretto di Kerch, per collegare Crimea e Russia. L’hanno fermato la guerra contro il Giappone, poi la Prima Guerra Mondiale e infine la Rivoluzione d’Ottobre. A sua volta la Germania della croce uncinata progettava di realizzarlo per facilitare l’invasione del Caucaso meridionale. Il progetto era del grande architetto Albert Speer.
Ponte di incalcolabile importanza strategica
Solo Putin è riuscito nell’impresa di costruire il ponte, un viadotto di 18 chilometri stradale e ferroviario, inaugurato da lui personalmente il 15 maggio 2018. Grande il suo orgoglio personale, dato che vuole unire i territori dell’antico impero russo. Putin ha guidato personalmente un camion, alla testa di una colonna di automezzi. In diretta tv, naturalmente. Le penisole di Taman, nella Russia continentale, e di Kerch, in Crimea, due lingue di terra che sembravano volersi congiungere, sono così diventate una cosa sola.
L’impianto è stato considerato dall’Ucraina uno schiaffo, un’offesa, un evidente atto di sopraffazione di Mosca. Così, per Kiev il ponte di Kerch è un obiettivo di guerra del tutto legale. Abbatterlo, per Kiev, è urgente e necessario. Nell’ottobre 2022 un camion bomba è esploso sul ponte, che per le conseguenze è rimasto chiuso per quattro mesi.
Il Tower Bridge ora è un obiettivo militare russo
Il 17 luglio, nella notte, l’attacco che ha distrutto una campata del viadotto stradale. Una coppia ha perso la vita. Un ufficiale di Kiev, in forma anonima, ha precisato che sono stati usati dei barchini esplosivi. E’ il ponte più lungo d’Europa, oggi quanto mai il più importante, per il valore economico e geopolitico.
Il Cremlino sa bene che nella futura trattativa per la pace e l’assegnazione dei confini riconosciuti, non potrà tanto facilmente rivendicare come propria la Crimea, se non è in grado di difendere il ponte di Kerch. A maggior ragione l’Ucraina fa di tutto per abbatterlo, desiderando riprendersi la Crimea. La logistica russa ne subirebbe un danno enorme e l’immagine politica di Putin ne verrebbe deteriorata.
Dopo il camion bomba, ora i barchini esplosivi
“Risponderemo all’attacco terroristico” ha dichiarato il presidente russo. E poche ore dopo sei missili balistici e 36 droni si sono abbattuti contro i principali porti del Mar Nero, costringendoli a chiudere. Il porto di Odessa resterà nel mirino, come gli altri porti, ma ora anche il Tower Bridge di Londra è un obiettivo militare legittimo, per il Cremlino.
Il ponte di Kerch ha poi riaperto a una sola corsia, per il traffico stradale. Nel frattempo i russi stanno rafforzando le linee difensive sul fronte orientale. Da qualche giorno Kiev ha segnalato l’ingresso sul fronte ucraino di una forza imponente, con 100mila uomini in movimento, 900 carri armati e 550 sistemi d’artiglieria. La Russia sembra quindi preparare una contro-controffensiva.