L’analisi dell’esperto russo non lascia spazio ad interpretazioni: il tempo metterà spalle al muro Zelensky
Come ne esce Putin dall’uccisioone di Prigozhin, dopo il suo tentato colpo di Stato? Sicuramente molto più forte di prima. È questa la conclusione a cui è arrivato Dmitrij Suslov, dirigente del Centro di studi europei e internazionali alla Scuola superiore di Economia russa.
Secondo Suslov, infatti, le energie che spingono la controffensiva russa vanno spegnendosi sempre di più. Più il tempo passa e più Putin diventerebbe più forte, mentre Zelensky sarebbe ormai con le spalle al muro. È questa l’analisi di Suslov che, intervistato dal Corriere, ha delineato anche quelle che potrebbero essere le prospettive del conflitto a medio e lungo termine.
Secondo l’esperto di politica estera un dato risulta essere particolarmente lampante e sotto gli occhi di tutti: la controffensiva ucraina annunciata in primavera si è spenta quasi subito e non potrà andare avanti. L’obiettivo di Kiev, secondo Suslov, era quello di rendere inutilizzabile il ponte che collega la Crimea con la Russia, oltre a spingersi fino al Mar d’Azov per costringere poi i russi ad un tavolo delle trattative. Una soluzione impossibile, secondo l’analista, almeno viste le condizioni attuali. Questo non potrebbe accadere né quest’anno e nemmeno entro il 2025.
Inoltre, l’Occidente non sembra essere più stimolata come un tempo a sostenere l’Ucraina, almeno economicamente e militarmente. Potrebbe essere possibile – sempre secondo Suslov – che con il passare del tempo le risorse che tengono a galla Kiev possano venire meno, o comunque essere ridotte in maniera decisamente importante. Tuttavia, è escluso che la Russia possa approfittare della situazione di fragilità in cui versa il Paese di Zelensky, attuando una nuova controffensiva. Servirebbero troppi uomini e troppe risorse per condurre una seconda invasione su vasta scala. Le elezioni sono vicine e Putin non vuole giocarsi la sua popolarità con una mobilitazione generale.
Tuttavia, non è escluso che, data la condizione di stallo disegnata sul campo di battaglia, non si possa arrivare ad un negoziato, che vede gli Stati Uniti come intermediario. Nonostante questo, tutto farebbe pensare ad un conflitto prolungato, anche se a bassa intensità. Una sconfitta dell’Ucraina sarebbe un insuccesso anche per l’amministrazione Biden, che preferirebbe quindi una guerra di logoramento, meno costosa ma comunque accettabile per le casse americane. Tuttavia, tra i vari scenari possibili vi sono anche quelli che prevedono un cambio di linea degli Usa con una possibile nuova amministrazione – magari a guida Trump – che si riveli totalmente avulsa al conflitto, anche indiretto con la Russia. Alla domanda se la Russia, quindi, possa sostenere una guerra lunga, anche se meno violenta, Suslov risponde di sì. Anche se il debito pubblico ha raggiunto cifre impetuose e il rublo crolla, per l’analista questo sforzo è perfettamente sostenibile grazie alla tenuta dei consumi. La palla, quindi, sembra essere in mano agli Stati Uniti, mentre Zelensky, per Mosca, è ormai con le spalle al muro.
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