Aumentano i racconti di combattimenti finiti nel sangue. E c’è chi parla già di un repentino cambio di strategia di guerra
La controffensiva ucraina era stata annunciata ad inizio primavera con toni fiduciosi e, a tratti, anche vittoriosi. Annunci fatti forse troppo presto e con eccessivo entusiasmo, almeno per ora.
A differenza di luglio 2022 – dove l’avanzata dell’esercito ucraino si è rivelata travolgente – la controffensiva che avrebbe dovuto ribaltare del tutto le sorti della guerra non sembra essere stata così determinante. Se già inizialmente i – pochi – risultati iniziavano a far emergere dubbi sull’effettiva efficacia delle manovre ucraine, ad aggiungere ulteriori interrogativi sono le parole dei soldati che raccontano alcuni insuccessi sul campo di battaglia.
La controffensiva va a rilento: si attende un cambio di strategia?
Chi si aspettava una fine del conflitto russo-ucraino entro il 2023, molto probabilmente, rimarrà deluso. Non sembrano esserci effettivi avanzamenti dell’esercito di Zelensky sul campo di battaglia, o almeno le vittorie annunciate prima dell’inizio della controffensiva non sono ancora arrivate. Le armi e gli equipaggiamenti occidentali stanno aiutando eccome, ma non si sono rivelate la chiave di volta per ottenere un esito della guerra a favore del fronte di Kiev. A raccontarlo sono alcuni soldati dell’esercito ucraino che hanno visto in faccia il nemico e sono riusciti a scampare alla morte per un soffio.
Alcuni resoconti di guerra, infatti, parlano di avanzate molto difficoltose, a volte anche solo di alcune decine di metri. Ma soprattutto raccontano del sangue di molti soldati, di combattimenti resi difficoltosi dalle azioni di droni russi e, soprattutto, dall’artiglieria. I razzi e le bombe dell’esercito di Mosca non danno tregua e l’avanzata dei mezzi pesanti ucraini procede lenta e con difficoltà. Un soldato di Kiev racconta un tentativo di attacco nella zona di Mala Tokmachka, in direzione di Melitopol: una carneficina. L’avanzata è resa difficoltosa anche dalle trincee ben posizionate e difese da bunker in cemento armato. Gli uomini di Mosca sono tantissimi e, anche se spesso mal equipaggiati e poco addestrati, con il loro numero riescono a compensare le mancanze strumentali.
I soldati di Kiev espongono poi un ulteriore problema che si sta rivelando determinante in questa guerra: l’enorme numero di mine posizionate dai russi. L’avanzata degli ucraini non può andare più veloce di così proprio perché l’esercito di Mosca ha piazzato un numero impressionante di bombe anticarro e antiuomo. Tra le carenze che più si fanno sentire durante questa operazione, infatti, vi è proprio la mancanza di sminatori capaci di aprire più strade contemporaneamente e aumentare la velocità di movimento dell’esercito di Zelensky. Una lentezza forzata, quindi, che regala ai russi la possibilità di riorganizzarsi e restare sulla difensiva, in modo da poter difendere i territori conquistati con la forza.
Serve un cambio di rotta?
D’altronde sono molti gli esperti di guerra, anche italiani, che parlano con prudenza fin dall’inizio di questa controffensiva. Spesso ci si dimentica che gli uomini di Kiev, seppur ben armati e supportati da tutta l’Alleanza Atlantica, stanno combattendo contro quello che da sempre viene considerato il secondo esercito del mondo. Inoltre, è bene tener conto del fatto che un cambio di fronte c’è stato eccome: ora sono gli ucraini a condurre attacchi e a muoversi in avanti, mentre i russi, seppur mantenendo una posizione di vantaggio, restano sulla difensiva.
Ma i resoconti dei soldati in difesa del territorio di Kiev lasciano senza parole e trasmettono una sensazione di inquietudine tra chi sperava in una rapida svolta del conflitto. C’è infatti chi chiede un cambio di strategia, anche tra i militari ucraini, facendo emergere delle difficoltà oggettive che trascendono dagli annunci vittoriosi. Una situazione complicata e difficile che, secondo le parole degli uomini impegnati in battaglia, non ha affatto scalfito la loro voglia di libertà e riscatto.