Le storie di persone in difficoltà per via della guerra si moltiplicano. Sono sempre gli innocenti a pagare il prezzo più alto della guerra
I bombardamenti sulla Striscia di Gaza non si sono fermati nemmeno questa notte. E mentre i combattimenti nella periferia della città principale della Striscia si moltiplicano, nelle retrovie i cittadini iniziano a soffrire la fame.
Sono bastati pochi giorni a buttare a terra una popolazione che già non viveva in condizioni di ricchezza. Ma negli ultimi giorni si sono moltiplicati i racconti di persone rimaste senza nulla, aggrappate solamente alla speranza che qualcuno possa aiutarli e darli un supporto.
Senza casa e senza soldi
La guerra colpisce sempre i civili. Sono sempre loro le prime – e spesso, le uniche – vittime di conflitti armati e non. La stessa cosa sta succedendo in questo momento all’interno della Striscia di Gaza, dove i bombardamenti israeliani e i combattimenti tra Hamas e le forze di Tel Aviv non si sono mai fermati. Le conseguenze per i civili si possono solo immaginare.
Molti hanno dovuto lasciare la casa a seguito degli avvertimenti da parte dell’esercito israeliano. Altri invece una casa non ce l’hanno più e non solo. A Khan Yunes l’ufficio del cambiavalute, concessionario della Western Union, da giorni è preso d’assalto da moltissimi cittadini i quali, rimaste senza soldi, aspettano di ricevere aiuti dall’estero. Si tratta di cittadini più fortunati che sono riusciti a trovare lavoro in altri Paesi e continenti, come l’Europa, e che hanno la possibilità di mandare qualcosa alla propria famiglia. Ma non tutti sono così “fortunati” e c’è chi all’estero non ha nessuno ed è rimasto senza casa e senza soldi.
Molte persone chiedono prestiti alle banche locali, ma ormai da giorni queste hanno smesso di offrire quasi la totalità dei loro servizi. Concedere un prestito è impossibile, ma anche sbrigare faccende e operazioni più complesse che richiedono più tempo. Troppo pericoloso. Un dipendente della banca racconta che il suo lavoro è diventato semplicemente quello di aprire la banca per caricare il denaro nei bancomat e andare via. Molte persone che in passato potevano dirsi facoltose, raccontano gli stessi cittadini, sono ora costretti a chiedere l’elemosina e a sperare in un pasto presso la Unrwa, l’ente Onu per i profughi palestinesi. Una situazione che vede spesso la solidarietà di chi ha qualcosa in più, ma che dimostra – qualora ce ne fosse stato ancora bisogno – quanto la guerra può colpire nel profondo un popolo e i suoi individui.