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Gaza, cosa accadrà dopo il disastro

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Paolo Zignani

Hamas non potrà restare al governo della Striscia di Gaza. Ma quale struttura politica potrà garantire il mantenimento della pace con Israele?

Dopo la guerra in corso, nell’ipotesi che Israele ottenga la distruzione di Hamas, sarà indispensabile assicurare una guida politica ben diversa al popolo palestinese. La rivista Bloomberg sostiene che Stati Uniti e Israele se ne stanno già occupando, e che l’indirizzo prevalente è la costituzione di una forza internazionale al governo di Gaza dopo la caduta di Hamas. Il fine principale dovrà essere il mantenimento della pace.

Gaza, cosa accadrà dopo il disastro
I palestinesi cercano sotto le macerie i corpi delle vittime di un bombardamento – lintellettualedissidente.it Ansafoto

 

Ci sono altre due opzioni possibili, agli occhi della Casa Bianca e di Tel Aviv. Si potrebbe configurare una forza di peacekeeping: in tal caso interverrebbero forze armate di diversi Stati e osservatori internazionali, come nella penisola del Sinai. Infine c’è la possibilità di affidare Gaza a un governo provvisorio riconosciuto e protetto dall’Onu. Sarebbe la soluzione più autorevole, sgradita però a Israele, che negli ultimi giorni ha lanciato polemiche estremistiche contro le Nazioni Unite, accusate – incredibile a dirsi – di non aver condannato l’aggressione di Hamas.

Popolo palestinese destinato a esser messo sotto tutela

La rivista Bloomberg si riferisce alle prudenti considerazioni di Chris Van Hollen e Richard Blumenthal, due senatori statunitensi del partito democratico. Entrambi ritengono comunque auspicabile una soluzione internazionale, purché di passaggio. In effetti, il presidente americano Joe Biden ritiene inattuabile per ora la soluzione indicata dall’Onu da sempre, secondo la celebre formula “due popoli, due Stati”. Non esiste alcun soggetto politico palestinese, infatti, di tale levatura da riconoscere il diritto di Israele all’esistenza, quando il presupposto è proprio questo. Durante le discussioni, nel frattempo, ci sono ancora 224 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e la loro sorte è ancora del tutto incerta.

Gaza, cosa accadrà dopo il disastro
Foto degli ostaggi di Hamas e palloncini rossi al Centro congressi di Gerusalemme – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Il futuro è enigmatico anche perché l’Autorità nazionale palestinese, sorta e riconosciuta allo scopo di fondare uno Stato palestinese, è da tempo delegittimata e impopolare. Il presidente Abu Mazen, infatti, viene considerato come un impiegato privo di qualunque importanza, oltre che totalmente sottomesso ai disegni dell’Occidente. Sarà quindi particolarmente difficile superare il periodo di vuoto di potere che seguirà alla guerra. Sarà indispensabile evitare che il futuro governo non sia un fantoccio imposto dai carri armati israeliani, e che tuttavia, benché non legittimato dalle elezioni, sia sufficientemente autorevole per garantire un tempo di pace e di ricostruzione delle istituzioni palestinesi.

Medioriente tra vuoti di potere ed estremismo

Bloomberg, come prevedibile, tien conto solamente della prospettiva statunitense, senza quindi mettere in discussione la figura del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il quale a ogni occasione ribadisce la propria precisa intenzione di non riconoscere affatto il diritto della Palestina a diventare Stato indipendente, scontrandosi frontalmente con la stessa Onu.

Gli statisti israeliani che per la formula dei due Stati si sono battuti vengono smentiti dal capo del governo attuale, che ha guidato la profonda trasformazione dello Stato ebraico in una sorta di moderna teocrazia, guidata dall’estrema destra e da forze religiose ultra-ortodosse. Numerosi osservatori affermano per questo che la carriera politica del premier finirà dopo la guerra. I più, tuttavia, ritengono che Israele sia comunque l’unica democrazia del Medio Oriente e che la difesa di Israele dai suoi molti nemici sia una priorità per l’Occidente, a prescindere dall’identità politica.

 

 

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