Nella Striscia di Gaza non c’è quasi più corrente, ma nessuno sa come andrà a finire la guerra che sta per iniziare
La Striscia di Gaza è sotto assedio. Da giorni ormai le forze israeliane hanno circondato l’exclave palestinese, martoriandola di colpi di artiglieria e ammassando truppe in vista dell’imminente invasione.
Ad Ashkelon nemmeno i giornalisti possono accedere per spingersi al confine con il territorio palestinese: ormai è una zona militare in cui non è possibile entrare. Le bombe continuano a risuonare, mentre il sistema missilistico israeliano abbatte i razzai di Hamas. Intanto l’energia a Gaza sta per finire e la città si avvia a restare al buio. Ma intanto il mondo cosa fa?
Diplomazie in affanno
Ormai i dubbi sono davvero pochi. Mentre fino a poche ora fa in molti speravano in una soluzione diversa, è sempre più chiaro che si andrà in contro all’inevitabile. Come annunciato dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dall’ex ministro della Difesa – ora membro del gabinetto di guerra – Benny Gantz, Israele entrerà a Gaza con le truppe di terra. Non è chiaro quale sia la strategia e quali saranno le prossime mosse di Tel Aviv. L’obiettivo è quello di stanare ed eliminare le milizie di Hamas, ma il compito è praticamente impossibile.
Intanto gli F-16 israeliani continuano a lanciare missili tra le case e i palazzi dei palestinesi, con l’obiettivo di colpire le milizie terroristiche, ma difficilmente si può credere che i civili non subiscano gli effetti degli attacchi. Intanto l’unica centrale elettrica che fornisce energia a Gaza ha smesso di funzionare e la città è quasi tutta al buio. Una scelta che ha l’obiettivo di scoraggiare il morale e abbattere la capacità di rispondere al fuoco, ma intanto a morire sono i civili. Gli ospedali di Gaza sono ormai al collasso e i medici raccontano di strutture diventati ormai dei cimiteri.
Una situazione che fa spavento per la brutalità adottata da entrambe le parti, ma che mette in evidenza anche un altro elemento fondamentale: il mondo è stato colto alla sprovvista. Almeno l’Occidente non aveva nemmeno il sentore di quello che sarebbe successo di lì a poche ore, mentre i Paesi arabi, alcuni compiacenti, se ne lavano le mani, probabilmente soddisfatti delle difficoltà di Israele, ma preoccupati per la tenuta del Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno intanto schierato una delle sue portaerei, la Gerald Ford, insieme ad alcune cacciatorpediniere lanciamissili. La Russia è invece accusata di aver sostenuto l’attacco, o comunque incoraggiato in qualche modo, mentre l’Europa ha assunto un ruolo ormai totalmente irrilevante.