Sotto i bombardamenti non muoiono solo i miliziani di Hamas, ma anche e soprattutto i civili, che ora non sanno dove andare
Dopo più di 20 giorni di guerra, l’esercito israeliano non è ancora entrato a Gaza, ma i morti sono ormai a migliaia.
I combattimenti sono giunti ormai alla periferia della città e alcuni carri armati sono già entrati, ma la vera invasione di terra che tutti si aspettano imminente non è ancora arrivata. Ma intanto la conta dei morti continua imperterrita e non lascia scampo a nessuno. Chi sta perdendo questa guerra, infatti, è certamente la popolazione palestinese.
Famiglie nei palazzi distrutti
Mentre si moltiplicano le testimonianze di combattimenti tra le truppe israeliane e le milizie di Hamas, di pari passo emergono nuove vicende di cittadini all’interno della Striscia di Gaza che cercano di sopravvivere in tutti i modi, nonostante i raid israeliani e i razzi di Hamas che, più volte, possono sbagliare bersaglio. Molte famiglie, infatti, sono strette in una morsa letale che cercano in tutti i modi di evitare, muovendosi su una linea sottile presuppone comunque lo stesso rischio: la morte.
Una famiglia racconta di aver scelto di rimanere a Gaza City, nel rione Sheik Radwan. Troppo pericoloso cercare di scappare, tanto quanto rimanere in casa. Nonostante in molti decidano infatti di andare via e scappare a Sud, sono in molti a trovare la morte durante il viaggio. Dunque c’è chi sceglie di rimanere e arrangiarsi come può. Si tratta spesso di famiglie che sanno come comportarsi in questi casi e accettano il rischio di perdere tutto, pur restando nella propria casa. Una famiglia racconta di aver udito scontri a fuoco a poche centinaia di metri dalla propria casa. Temono i bombardamenti, così hanno deciso di togliere le finestre ogni volta che le esplosioni diventano troppo ravvicinate: potrebbero andare in frantumi e ferire chi ci abita.
Il modo migliore per proteggersi da eventuali esplosioni ravvicinate è quello di nascondersi all’interno delle scale, tra le pareti di cemento. È quello il punto migliore dove provare a proteggersi. Non mancano scorte di cibo, come farina, riso e latte in polvere, ma il vero problema è l’acqua corrente. Con la mancanza di corrente la pressione dovuta alle pompe viene a mancare e dunque si inizia a cercare acqua in città, magari da chi è più fortunato. Ma il pericolo di un attacco è sempre concreto e la paura di morire sotto una bomba viene spesso frenata dalla necessità di sopravvivenza.