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Esteri

British Museum, così per anni sono spariti pezzi da collezione

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Piccoli oggetti trafugati con un saccheggio lento, minuzioso e scientifico compiuto dall’interno nel silenzio generale 

Lunga, meticolosa e sistematica serie di furti, al British Museum di Londra. Sono spariti uno alla volta piccoli, antichissimi, oggetti d’oro, gioielli e pietre semipreziose per anni, senza che nessuno s’accorgesse di nulla. Il valore totale sarebbe di decine di milioni di sterline. E si è arrivati a venderne alcuni su Ebay sin dal 2016. A 40 sterline, il valore di una bicicletta usata o un tostapane professionale. Tanto per cambiare proprietà passando inosservati. Pezzi di grande valore e rilevanza storica allo spaccio. Che risalgono a al XV se non addirittura al XIX secolo avanti Cristo. Altri invece sono del XIX secolo d. C.

Un’ombra oscura passa accanto al British Museum – lintellettualedissidente.it

Lo ha scritto nei giorni di Ferragosto il Daily Telegraph. Il quotidiano è venuto a sapere che sono stati esposti a basso prezzo, persino per pochi pound nelle vetrine virtuali del sito d’aste, gioielli del valore di decine di migliaia di sterline. Esibiti come cose qualsiasi sotto gli occhi di chiunque, come bigiotteria di cui ci si vuol disfare per qualche spicciolo. Un informatissimo acquirente se li è subito comprati.

Gioielli greci smerciati col resto della spesa

Probabilmente, da quel poco che se ne sa, il ladro è entrato in un magazzino di antichità greche e romane, usato per scopi di studio e ricerca accademica. Indisturbato, si è messo in tasca un monile d’oro e se n’è andato senza che nessuno si rendesse conto di quanto stava accadendo. Per poi ripetere la squallida operazione parecchie volte, come fosse un cleptomane. Che comunque agiva secondo un piano articolato, umiliando il sistema di sicurezza del museo. E offendendo un patrimonio storico e culturale dell’umanità.

Auto della polizia davanti al British Museum – lintellettualedissidente.it

L’unico sospettato è Peter Higgs, 56 anni e da trenta curatore delle collezioni di sculture e utensili greci antichi e romani. E’ stato licenziato a febbraio. Non è stato arrestato da Scotland Yard, si badi. Della cacciata del noto esperto, di consolidata reputazione, si è saputo soltanto il 7 agosto, quando l’istituzione londinese ha deciso di comunicarlo ai massmedia. La notizia ha seminato costernazione in tutto il mondo. Si è preso atto che un account di Ebay usato per le aste online sarebbe stato collegato a un profilo Paypal e ad un’email del curatore.

Ori millenari messi in tasca, sospettato il curatore

Già da tre anni, com’è trapelato, la direzione sospettava di uno dei dipendenti e probabilmente lo teneva sotto osservazione. Proprio colui che ha curato la mostra “Culture mediterranee”, esposta per ben trent’anni. I familiari lo difendono strenuamente, scandalizzati dalla destituzione: accusa per loro tutt’altro che credibile, in stridente contraddizione con una vita di lavoro. Il British, gelido, non ha replicato. Scotland Yard indaga, senza ancora aver arrestato nessuno. E’ stata attività anche un’inchiesta interna, oltre a rafforzare le misure di sicurezza. Se sono vere le voci riferite da Christopher Marinello, della società Art Recovery International, i ladri non hanno trovato sinora molta soddisfazione, perché si sarebbero rivolti al mercato nero. Proprio l’acquirente più avaro e diffidente.

Di solito l’obiettivo dei ladri d’arte è ricattare i proprietari derubati, prima che il furto sia denunciato, allo scopo di ricavare somme cospicue. Un’istituzione può accettare il sacrificio economico, pur di salvaguardare la propria immagine. E non essere costretta ad ammettere di non poter garantire la sicurezza a opere inestimabili o di grande valore. I ladri possono, tuttavia, contare su un’alternativa. Smontare i pezzi rubati, scelti appositamente, fondere l’oro e tagliare le pietre preziose. Lo ha spiegato al Guardian Arthur Brand, cacciatore d’arte rubata, capace nella sua carriera di recuperare oggetti per un valore complessivo di 400 milioni. Sono decisioni che i ladri prendono con grande anticipo sulla loro attuazione, avendo tutto il tempo di attuarle.

Scotland Yard non ha ancora arrestato nessuno

Questi non sono oggetti particolarmente celebri, tuttavia il British Museum è in croce. Oltretutto Scotland Yard è stata storicamente poco impegnata nel contrasto ai ladri d’arte antica. Sembra infatti che disponga di solo due investigatori esperti in materia, quando l’Italia, tempestata dai furti d’arte com’è, ne ha più di 300. Ora il museo ha il compito, di fronte al mondo, di tornare in possesso dei suoi beni e dimostrarsene degno. Operazione molto difficoltosa, senza precedenti, che richiede l’auto dei detctives privati. Al punto che lo stesso Christopher Marinello ha scritto su X, meglio noto col precedente nome di Twitter, di dubitare che il museo sia il luogo più sicuro per quei gioielli. Un tweet che mette al tappeto il prestigio dell’istituzione.

Per uscire dalla crisi, il direttore del British, l’ex ministro delle finanze George Osborne, ha commissionato una revisione indipendente, oltre all’inchiesta interna, per capire come Higgs abbia potuto rimuovere gli oggetti senza farsi scoprire, violando serenamente e così a lungo i sistemi di sicurezza. I dubbi sono però ancora molti. I lati oscuri dell’intera vicenda sono tanti. Non si comprende, fra l’altro, perché il British non abbia denunciato subito i furti. E neppure si sa quando abbia chiamato Scotland Yard, dal momento del licenziamento, in febbraio, e la pubblicazione della notizia, in agosto.

 

 

 

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