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Esteri

Bombe a grappolo, la guerra si fa sempre più sporca

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Gli Stati Uniti cercano di imprimere una svolta a un conflitto che rischia di prolungarsi in modo troppo pericoloso

Le bombe a grappolo sono l’eredità più spaventosa della guerra totale, che coinvolge come fossero soldati effettivi o potenziali anche i civili. E quindi li colpisce. Un’idea tipica dei regimi moderni chiamati “totalitari”, ma anche dei loro nemici. E poi replicata. Le hanno lanciate anche paesi che portano l’appellativo “democratici”. Questi ordigni sono stati usati largamente per la prima volta nel 1939, durante la seconda guerra mondiale.

Nel cimitero di Kharkhiv si piangono vittime di bombe a grappolo – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Un solo ordigno durante il lancio, mediante elicotteri, aerei, razzi o missili, ne sgancia altri. I quali disseminandosi cadono nel territorio circostante il punto di caduta, e se non esplodono subito restano attivi per anni. E si trasformano in mine antiuomo. Nella versione statunitense PFM1, la Dragontooth, sono state chiamate “pappagalli verdi” per il loro aspetto. Nomignolo che coincide col il titolo di un libro del fondatore di Emergency Gino Strada.

Tornano, evoluti, i pappagalli verdi del Vietnam

Come “pappagalli verdi” hanno un’aletta più lunga dell’altra, in modo da poter seguire traiettorie differenti e cadere più lontano. Di colore tale da confondersi con la vegetazione, sono piene di liquido. Il detonatore è nel centro e scatta a somma di pressione. Spesso è accaduto che siano esplose per un calcio, confuse con una zolla, o semplicemente calpestate senza accorgersene. Le vittime in molti casi sono stati bambini o comunque persone del tutto inconsapevoli del pericolo. Anche molto tempo dopo la fine della guerra. Gli Stati Uniti le hanno usate in Vietnam. L’Unione Sovietica ne ha disseminate parecchie in Afghanistan.

Anche in Siria sono state usate le cluster bombs. Con morti e feriti tra i civili – lintellettualedissidente.it

Ne sono state costruite di molti tipi diversi, con colori, forme, peso e tempo di esplosione diversificato. Sempre, comunque, considerando come nemico da eliminare chiunque entri in contatto. Una lunga campagna internazionale ha condotto alla firma della Convenzione Onu di Oslo del 2008. Da allora i Paesi firmatari, oggi più di 100, vietano l’uso, lo stoccaggio, la produzione e la vendita di tutti i tipi di bombe a grappolo (cluster bombs) e si impegnano a distruggerle.

Armi nate con l’idea di guerra totale

Ora, tuttavia, se gli alleati dei Paesi convenzionati le usano, nessuno lo impedisce, perché non hanno sottoscritto la convenzione. Stati Uniti, Cina, Russia, India, Pakistan, Israele, Brasile e altri Paesi, come l’Ucraina, si sono rifiutati di aderire. L’Italia ha aderito da subito, nel 2008, eppure ha ratificato la Convenzione soltanto il 21 settembre 2011, durante il governo Monti.

L’interno di una bomba a grappolo americana, da riempire di altre bombe – lintellettualedissidente.it Ansafato

Nella guerra d’Ucraina la Russia ha fatto uso decine di milioni di questi ordigni, come sostengono gli Stati Uniti. I quali le forniranno agli ucraini, come ha ufficializzato in una conferenza stampa il consigliere per la sicurezza Jake Sullivan. Degli effetti la Casa Bianca è consapevole. Le metterà comunque a disposizione, perché l’Ucraina è già costretta a sminare il territorio dopo il conflitto. E così Sullivan ha affermato che non ci saranno danni per i civili.

Una guerra logorante per l’economia occidentale

L’obiettivo degli Stati Uniti è porre fine alla guerra in tempi alquanto rapidi. L’impegno sul fronte ucraino, per quanto non ci siano soldati americani, è troppo pesante per Washington. Che considera molto più importante concentrarsi nei rapporti con la Cina, in modo da poter competere pacificamente con Pechino sui mercati internazionali. Inevitabilmente Mosca usa il fattore tempo per logorare i nemici.

Invece gli effetti del conflitto sui Paesi europei si traducono, almeno, in una severa inflazione. C’è in gioco dunque la reputazione internazionale americana, dunque, l’unità della Nato, e il pericolo di ripercussioni gravi sui rapporti esteri futuri. Francia e Germania hanno subito preso posizione contro le bombe a grappolo, in linea con la Convenzione Onu.

Mentre la Cina rimane alla finestra

Si può notare che negli anni Novanta e nei primi anni Duemila la sensibilizzazione contro le mine anti-uomo era pressante, in Italia e in altri Paesi. Oggi la Convenzione è in vigore, ma i Paesi aderenti si adeguano ai distinguo americani, pur di battere l’invasore russo. I pacifisti contestano la qualità del dibattito pubblico, dominato dall’imperativo di vincere. La premier Giorgia Meloni ha già dichiarato che l’Italia rispetterà la convenzione Onu. La quale, va sottolineato, non riesce a essere efficace.

Perché gli Stati accettano di prendere una decisione così grave? Il presidente Joe Biden lo ha dichiarato esplicitamente: l’Ucraina ha finito le munizioni. E così l’Ue ha accettato di mettere a disposizione al più presto altri 500 milioni e di creare un nuovo fondo per il riarmamento comunitario. L’Ucraina, inoltre, ha lanciato una controffensiva che non dà molti risultati. Anzi, rischia di fallire.

 

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