I rapporti tra USA ed IRAN non sono mai stati buoni, per usare un eufemismo, la tensione tra i due stati dura da oltre 40 anni con minacce e guerre che hanno fatto da cornice. A pagarne le conseguenze soprattutto tanti civili, con Trump che vincerà il braccio di ferro, in maniera astuta e del tutto inaspettata dal generale Soleimani, nascosto in Iraq e regista delle rappresaglie avvenute nella capitale Baghdad.
La tensione tra USA ed Iran nasce nel 1979, quindi ha origini non più recentissime, quando iniziò la rivoluzione iraniana capitanata da Khomeini. Il neonato regime sequestrò per ben 14 mesi 52 dipendenti dell’Ambasciata americana. Quel sequestro servì al nuovo regime per mettersi in evidenza agli occhi di tutto il mondo, per ottenere la non ingerenza statunitense ma fu anche una evidentissima manifestazione di antiamericanismo, sentimento ancora presente. Questo avvenimento ha condizionato pesantemente gli anni della presidenza Carter e i rapporti fra i due Stati anche negli anni successivi.
Anche negli anni 80 i rapporti non furono idilliaci, con gli Usa che non furono certo uno spettatore neutrale nella lunghissima guerra tra Iran ed Iraq, conflitto che generò più di un milione di morti con l’esercito di Saddam Hussein che ricevette aiuto dagli americani. Negli anni a seguire fino all’inizio del nuovo millennio fu l’Iran a rivestire il ruolo di spettatore non disinteressato davanti alla guerra del golfo, tra gli stati uniti ed il temuto ed odiato Saddam Hussein, catturato e impiccato in piazza nel 2003 a Baghdad. Mantenendo sempre vivo un clima di tensione tra USA ed Iran.
In tutto questo tempo, a destare preoccupazione allo stato a stelle e strisce è lo sviluppo del nucleare iraniano. Ma non è l’unica, L’iran si divide in potenza sunnita fedeli alleati degli americani e sciiti vera potenza rivoluzionaria e pericolosa che desterà non pochi pensieri alla potenza a stelle e strisce.
Dal 2002, a causa del sempre crescente sviluppo nucleare iraniano, lo stato subisce costanti e pesanti sanzioni che ne soffocano l’economia interna, soprattutto perché non le è più permesso di esportare la sua risorsa primaria, il petrolio. L’inflazione cresce ed arriva a livelli astronomici ed il popolo iraniano si impoverisce sempre di più. Il regime si irrigidisce e si infrange barbaramente e senza pietà alcuna contro chi chiede più libertà.
Il 31 dicembre 2020 l’ambasciata americana di Baghdad è stata attaccata. Le forze dell’ordine Irachene non tentarono neppure di fermare l’onda di manifestanti che iniziarono a bruciare bandiere americane e degli alleati, sempre più vicini alla base statunitense.
Per Donald Trump non ci sono dubbi, a guidare il popolo Iraqueno è stato il generale iraniano Qassem Soleimani, uomo in grado di negoziare con potenti del calibro di Vladimir Putin sul destino della Siria.
La vendetta americana arrivò il 3 gennaio 2020 con un’azione inattesa e spettacolare ordinata dallo stesso Magnate, Soleimani quindi viene ucciso alle prime luci dell’alba all’aeroporto della capitale Irachena con un drone statunitense. A rimanere senza vita all’attacco, anche altri alleati del generale che si trovavano con lui.
Sorprendendo anche il proprio popolo, poiché più volte il magnate americano aveva professato disinteresse per il Medio Oriente.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti Biden, ha più volte cercato di ricucire i rapporti con l’Iran, ma da Teheran rispondono che loro sono liberi e non hanno intenzione di avvicinarsi all’America, sia per una “vicinanza” con la Russia di Putin, sia per le tante sanzioni ed i sequestri di greggio che hanno subito che sono una ferita ancora aperta.
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