Poco tempo fa c’è stato l’anniversario della morte di Thomas Sankara, ucciso a soli 37 anni dai militari che rovesciarono il suo governo. Insieme a lui quel giorno morì la rivoluzione che aveva iniziato in Burkina Faso e che durò purtroppo solo 48 mesi.
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Per la precisione Thomas Sankara viene ucciso 30 anni fa circa e cioè il 15 ottobre 1987. Insieme a lui morirono dodici tra i suoi collaboratori e uomini della scorta. Il suo omicidio fu responsabilità del suo braccio destro, Blaise Compaorè, che poi ne prese il posto, instaurando una dittatura che durò ben 27 anni.
L’ascesa di Thomas Sankara inizia quando decide di realizzare il sogno di vedere il Burkina Faso indipendente e di liberare al contempo l’Africa. Ma il suo sogno venne interrotto proprio con il suo omicidio, che avviene poche settimane dopo un suo discorso rimasto famoso.
Durante questo discorso Sankara disse chiaramente alle potenze internazionali che gli Stati Africani non avrebbero pagato il debito, ritenuto immorale e ingiusto.
Parole quindi molto forti di Thomas Sankara che si spinse oltre, affermando testualmente: “Se solo il Burkina Faso si rifiuta di pagare non sarò qui al prossimo incontro!”.
In ogni caso a quasi 36 anni dalla sua morte non è mai stato dimenticato. Inoltre la sua vicenda ha avuto una svolta nel senso che il suo ex braccio destro è stato condannato all’ergastolo, dopo un golpe e la sua fuga in Costa d’Avorio, supportata dalla Francia.
Molte persone che lo amavano tanto ricordano ancora Sankara. Essi sperano che la condanna a Compaoré, venga rispettata, soprattutto dopo che c’è stato un nuovo colpo di stato che ha portato alla guida del Burkina Faso il capitano Ibrahim Tourè.
Thomas Sankara nasce il 21 dicembre del 1949 a Yako e cioè nella colonna francese che in quel momento si chiamava Alto Volta. Parliamo nello specifico di una colonia che era incastonata nell’Africa subsahariana occidentale.
Ma soprattutto veniva sfruttata dalla madre Patria come bacino di reclutamento e anche di manodopera sia per quanto riguarda operazioni militari che anche piantagioni dei paesi vicini, Costa d’Avorio e Mali.
In ogni caso parliamo di un posto dove la media di vita era di 44 anni, un tasso di analfabetismo che sfiorava il 100%. Ma nonostante tutto Thomas Sankara riuscì a studiare frequentando il liceo e poi l’Accademia militare.
Anno di svolta per lui fu il 1981 durante il quale accettò l’incarico di Segretario di Stato nel governo. Però si dimise dopo solo 60 giorni denunciando allo stesso tempo abusi e corruzione, venendo arrestato.
Ma dopo due anni per sua fortuna ci fu un cambio di regime perché i militari conquistarono il governo, nominandolo primo ministro.
In questo ruolo Thomas Sankara, che si ispirava a Marx, decise di aderire al movimento dei paesi non allineati nel quale c’erano presenti, tra gli altri, paesi famosi come l’Egitto di Nasser e la Jugoslavia di Tito.
Durante il suo lavoro come primo ministro Thomas Sankara, allora giovane, si avvicinò a paesi come Libia e Cuba, con i quali strinse accordi di cooperazione militare ed economica facendo amicizia col colonnello Gheddafi.
Questa decisione di collaborare con questi paesi non fu ben accolta da molti esponenti del suo governo che erano stanchi sia della sua verve rivoluzionaria che dei suoi comizi con quelli che lui chiamava nemici del Popolo e cioè oppressori dei paesi del terzo mondo.
Proprio in questo clima fu arrestato il 17 maggio del 1933, insieme ai maggiori esponenti dell’ala progressista dell’esercito.
Dopo pochi giorni la capitale si riempì di persone che manifestavano per chiedere la sua scarcerazione, facendo anche dei cori e degli slogan contro la Francia, ritenuta responsabile di questo golpe.
Ecco perché fu rilasciato a furor di popolo ad agosto del 1983, momento nel quale si mette subito alla guida di un gruppo di militari progressisti, avendo il sostegno di buona parte dei cittadini.
Fu proprio grazie a questo supporto che decise di invadere il palazzo presidenziale, nonché il quartier generale della gendarmeria per far arrestare il presidente Ouedraogo, che era in carica in quel momento.
Fu proprio in quella sera che se ancora annunciò il cambio di regime gridando lo slogan: la patria o la morte vinceremo, tipico di Che Guevara.
Le idee rivoluzionarie di Sankara cambiarono profondamente il Burkina Faso perché egli nel suo lavoro partì dalla lotta alla corruzione per andare verso la riduzione delle differenze economiche. Inoltre furono molto importanti le campagne di sensibilizzazione per la vaccinazione e per l’alfabetizzazione di massa.
Fu proprio grazie al suo impegno che migliorarono le condizioni di vita della massa. Ma Sankara soprattutto si prese cura della cultura dell’ambiente oltre che dei diritti delle donne. Secondo lui le donne in Burkina Faso erano sfruttate sia dall’imperialismo che dagli uomini.
Proprio per questo motivo decise di abolire la poligamia e i matrimoni forzati. Ma al contempo decise di introdurre la parità di genere e il divorzio, combattendo le mutilazioni ai genitali femminili.
Gli interventi più scomodi comunque della sua politica economica furono legati però al raggiungimento dell’autosufficienza, attraverso il contrasto alle politiche di sviluppo neoliberista imposte dal Fondo Monetario Internazionale.
Allo stesso tempo Sankara cercò di troncare il legame con la Francia e con le altre potenze straniere, accusate di voler dominare il Burkina Faso dal punto di vista culturale ed economico.
Però purtroppo per lui, nonostante lo sviluppo pianificato e l’aumento degli investimenti pubblici, fallì l’affrancamento il distacco dai programmi di aggiustamento strutturale delle FMI e dal Franco Cfa.
Quest’ultima era una moneta stampata in Francia: Sankara la considerò un’arma per dominare gli africani. Ma in realtà il suo problema più grande fu legato al debito estero che nel 1987 era di 794 milioni di dollari.
Tutti questi problemi poi portarono al tradimento del suo braccio destro e alla sua morte. Comunque dopo tanti anni ancora viene ricordato durante l anniversario del suo omicidio. Ma soprattutto viene rimpianto da altre persone che lo amavano e credevano in lui.
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