La guerra in Yemen trae le sue radici dai moti della primavera araba del 2011. Perché fu proprio in questa occasione che venne favorita la nascita del movimento ribelle yemenita che sarà poi il protagonista dei conflitti.
Cosa c è da sapere sullo Yemen?
Come e quando si inasprisce la guerra in Yemen?
Lo Yemen fu uno dei 4 paesi coinvolti nella primavera araba a vedere il suo capo di stato costretto a dare le dimissioni e a scappare, insieme a Tunisia, Egitto e Libia.
La situazione si inasprisce particolarmente durante il Marzo del 2015.
A Gennaio vi fu un tentativo di colpo di Stato. Il gruppo di ribelli armato yemenita, denominato Huthi (conosciuto anche come Gioventù Credente o Partigiani di Dio) ha raggiunto il risultato di far dimettere il presidente e il Primo Ministro.
Questo gruppo è un gruppo ideologicamente simile a tutti i gruppi estremisti che vogliono imporre un proprio approccio religioso alle politiche dello Stato.
Lo Yemen a questo punto diventa uno Stato abbastanza fragile. Sono in tanti a non riconoscere integralmente il nuovo capo di Stato, tanto che quattro regioni a sud dichiarano la loro indipendenza dal governo centrale. Il Presidente intanto, a Febbraio non arrendendosi, a febbraio aveva dichiarato capitale transitoria la città di Aden da cui pretendeva di far rispettare la Costituzione.
Fu dunque il 25 Marzo 2015 che una coalizione di 10 paesi arabi inviò un massiccio numero di forze armate per contrastare l’avanzata degli Huthi, che si stavano spingendo appunto a Aden.
Proprio in quel giorno i membri degli Huthi, avevano conquistato la città di Lahij, non troppo lontana da Aden.
Avevano anche ottenuto di riuscire a sequestrare il ministro della difesa e di portarlo a Sana’a in qualità di prigioniero. Il medesimo giorno la battaglia continua proprio alle porte della città dove, appunto, si trovava il presidente che venne aiutato a fuggire e a raggiungere Riad.
Come è proseguito il conflitto dopo il Marzo del 2015?
Cosa chiese l’Iran?
Da qui il bombardamento coatto contro tutte le postazioni degli Huthi a Sana’a, durante i quali venne ferito il comandante del gruppo armato.
Fu proprio in questo momento che l’Iran intervenne ufficialmente chiedendo di cessate il fuoco in Yemen.
In realtà la Lega Araba chiede l’intervento anche del Pakistan che si dichiara neutrale.
Nelle poche settimane che intercorrono tra il Marzo e l’Aprile del 2015 si è svolta una vera e propria carneficina che di certo non ha risparmiato la popolazione civile.
Si stima che siano morte più di 16.000 persone in Yemen.
Il problema è che, secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, gli attacchi aerei che sono stati organizzati dalla coalizione araba, in particolare quella guidata dai sauditi, ha portato purtroppo alla carneficina tra i civili.
Sono in tanti che hanno visto questo gruppo come un gruppo guidato dai movimenti iraniani Sciti.
In particolar modo gli Stati Uniti accusano questo gruppo armato di venire addestrato oltre che armato dall’Iran e armato e assistito dall’Eritrea, nonostante tutto ciò venga ufficialmente negato non solo da un gruppo stesso, ma anche dal governo dell’Iran e dagli eritrei.
Ci sono delle teorie sulla base delle quali il governo ufficiale dello Yemen, pur di mantenere il potere e farsi aiutare a combattere questo gruppo armato, è stato l’autore dello spargimento di questo genere di voci.
Lo scopo era ovviamente quello di manipolare le forze internazionali, giocando su pesanti equilibri, per muoverli a proprio favore. Certo è che sicuramente il governo delle Yemen è infatti stato particolarmente sostenuto dagli Stati Uniti oltre che dalla coalizione araba delle monarchie del Golfo Persico.
Quali altri problemi che sorsero a quel punto?
Un altro dei problemi sopraggiunto a causa della guerra civile in Yemen fu che un gruppo di al Qaeda, riuscì a conquistare l’esercito governativo locale di Al Mukalla.
Grazie a questo attacco riuscì a liberare centinaia di esponenti del movimento tra cui un leader di al Qaeda.
Poi, metà della città riuscì ad essere ripresa, ma al Qaeda firmò il successo di accaparrarsi altre zone altamente strategiche del territorio Yemenita.
Visto che migliaia di civili yemeniti, purtroppo, a maggio venne proposto un cessate il fuoco che consentisse di aiutare la popolazione. Vennero distribuiti tutti i generi di prima necessità, tra cui acqua, cibo, carburante e venne fornito il soccorso medico necessario. Purtroppo questa tregua durò solamente quattro giorni.
Non per questo l’organizzazione delle Nazioni Unite si rassegnò, riuscendo a consegnare anche a luglio alcuni generi alimentari e del materiale medico grazie a una nave degli Emirati Arabi Uniti
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Ad un certo punto gli Stati che erano fuori dal conflitto cercarono di intervenire per proporre delle soluzioni di pace o comunque di tregua e per questi Stati spicca l’Oman.
Era l’unico nei paesi del Golfo Persico, al confine con lo Yemen, a non fare parte della coalizione Saudita.
Si tratta di uno Stato che già varie volte e in altri conflitti aveva dimostrato di riuscire a farsi promotori di una mediazione. Quindi, propose una tregua che in qualche modo desse respiro al conflitto civile.
La tregua prevedeva di reintrodurre al governo il presidente Hadi. Il ritiro dei ribelli che avrebbero dovuto restituire all’esercito dello Yemen le armi. A questo punto si sarebbero dovute tenere le elezioni anticipate.
Conclusioni sulla guerra in Yemen
Questi erano i punti principali oltre altri dettagli che avrebbero spostato la posizione degli amen all’interno delle coalizioni internazionali. Comunque, non viene trovato un accordo ma, anzi, purtroppo i problemi si inasprirono anche con alcuni attentati dell’Isis all’interno del paese.
Nel dicembre del 2015 ci fu un’altra settimana di tregua e ricominciarono dei negoziati che comunque non ebbero successo. Così come la tregua introdotta nel marzo del 2016 e quella dell’aprile 2016.
È possibile parlare di tantissimi tentativi ripetuti che vennero sempre in qualche modo sabotati da una parte del conflitto: le offensive e i bombardamenti purtroppo sono continuati e nonostante ci possa essere una cronologia specifica di questi attacchi.
Il problema è che dopo tutto questo tempo, questa carneficina è continuata estendendosi in maniera importante anche a causa del coinvolgimento degli Stati Uniti e di al Qaeda.
Ad oggi i morti sono quasi 400.000, le tregue che danno respiro ai civili non sufficienti dato che sono più di 20 milioni le persone in condizioni estreme.