Come si svolse la strage di Orlando e che conseguenze ebbe nella società americana?
Il 12 giugno 2016 durante una serata come tante nel locale gay di Orlando chiamato “Pulse” si consuma una delle stragi più efferate e shoccanti degli Stati Uniti d’America. Siamo nell’ultimo anno del secondo mandato alla presidenza di Barak Obama, che ha vissuto due mandati a combattere contro il terrorismo islamico, ha assistito impotente al crollo delle torri gemelle.
Cosa accadde ad Orlando?
Un uomo, un cittadino statunitense di origini afgane di 29 anni, Omar Mateen, frequentatore abituale di quel locale, riesce ad entrare, eludendo la sorveglianza, con una pistola ed un fucile automatico e una volta dentro, apre il fuoco sui clienti che ballano sulla pista.
Dopo questa prima velocissima mattanza, mentre nel locale LGBT si scatena l’inferno di persone che fuggono e cercano di uscire tramite le porte di sicurezza o di rifugiarsi nei bagni e nel retro, al terrorista viene bloccata la fuga da agenti della sicurezza evidentemente molto inesperti.
L’uomo ancora armato torna dentro e ucciderà ancora moltissime persone prima di essere a sua volta ucciso dagli agenti che hanno fatto irruzione.
Il conto finale è di 49 vittime più l’attentatore. La seconda strage più numerosa dopo l’11 settembre.
Strazianti sono le testimonianze dei sopravvissuti e le telefonate, i messaggi e i tweet degli ostaggi che sono finiti poi giustiziati da Omar.
STRAGE DI ORLANDO: ANCORA UN ATTENTATO DI MATRICE ISLAMICA
In un primo momento si ipotizza come movente di questa strage l’omofobia. Ma il movente non stava in piedi per le contraddizioni delle descrizioni dell’uomo come ossessionato dai gay e probabilmente a sua volta omosessuale. L’FBI, infatti rivela nelle indagini una chiara matrice islamica.
L’uomo, infatti, già precedentemente indagato proprio su eventuali rapporti con l’ISIS, si era avvicinato agli ideali degli jihadisti frequentando un imam musulmano che faceva corsi online sui principi musulmani nella loro interpretazione più radicale e rigida.
Omar Mateen, oltre a procurarsi armi automatiche e di assalto aveva progettato anche altri attentati.
Tornava, se mai fosse andato via, l’incubo degli attentati islamici.
L’odio sociale verso i musulmani americani, che come era accaduto per l’attentatore di Orlando, potevano farsi influenzare dalle dottrine sanguinarie degli jihadisti. Con la diffusione di cellule assolutamente impazzite nella società americana senza avere nemmeno contatti diretti con l’ISIS.
IL PRESIDENTE OBAMA E IL RAPPORTO CON I MUSULMANI DOPO LA STRAGE DI ORLANDO
Siamo a ridosso delle prossime elezioni e dopo due mandati di Obama e dei democratici, i repubblicani con a capo il futuro Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, non smorzano i toni e l’ondata di intolleranza contro i musulmani. Anzi. Trump arriva a dichiarare che i musulmani andrebbero tutti cacciati dagli USA per difendere gli americani da una dottrina pericolosa.
Vengono anche riprese le teorie complottiste nei confronti del Presidente americano, secondo le quali Obama sarebbe in realtà nato in Africa. Ed anche intimamente Musulmano. Tanto che La Casa Bianca fu costretta ad uscire con smentite e rassicurazioni del fatto che il Presidente degli Stati Uniti e tutta la sua famiglia sono cristiani e molto credenti.
OBAMA E I FRATELLI MUSULMANI
LA DIFESA DELLA CIVILTA’
C’è quindi attesa e apprensione per quelle che saranno le dichiarazioni di Obama dopo l’ennesima strage, quella di Orlando, a cui viene assegnata una matrice islamica.
Ma chi si aspettava un Obama cauto e in difesa dei fratelli musulmani, ha dovuto chinare il capo ad un discorso completamente diverso. Un discorso che parla di valori e libertà, di possibilità, di integrazione e crescita reciproca che non può e non deve chinare il capo alla paura, alla censura, alla discriminazione, alla violenza.
OBAMA NON DIFENDE SOLO I FRATELLI MUSULMANI
Obama difende gli americani ed il mondo occidentale da una cultura fatta di odio, di repressione di discriminazione e mortificazione dell’animo umano. Solo preservando gli ideali di rispetto e libertà si può arginare l’estremismo, il fanatismo, la violenza. Disseminare L’America di paletti religiosi, culturali, razziali, vorrebbe dire capitolare all’ISIS e ad Al Qaeda.
Certo queste parole intervengono a conclusione di due mandati sanguinosi, fortemente interventisti dal lato militare in moltissimi paesi da parte degli Stati Uniti.
Ben presto Trump avrebbe ribaltato le politiche di Obama. Ma quel discorso diretto ai fratelli musulmani, cristiani, buddisti e a tutti gli americani, è rimasto l’ultimo scampolo di un sogno americano che oggi, forse, non c’è più.