Tre anni fa è avvenuto un evento storico che difficilmente si dimenticherà in ambito religioso e storico e cioè l’incontro tra il patriarca Kirill e il Papa Francesco, avvenuto a Cuba. Per la precisione ci riferiamo al 12 febbraio del 2016, giorno durante il quale è stato scritta una pagina indelebile della storia contemporanea.
La cornice dell’incontro tra Papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca è stata l’aeroporto internazionale José Marte all’Avana. Questo evento è stato definito molto suggestivo perché c’è stato un incontro tra due persone molto affini nel loro cammino e dialogo ecumenico: questo momento importante alla fine della giornata è stato sigillato da un abbraccio.
Ma è stata anche importante la dichiarazione comune e congiunta alla stampa che voleva sottolineare e accentuare il fraterno incontro che serviva di base per superare le divergenze storiche ma anche, testuali parole: “per unire gli sforzi e per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio Comune della Chiesa del primo millennio”.
Sempre nel documento congiunto si legge testualmente: “Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede Cristiana che si incontrano per parlare da cuore a cuore per discutere dei rapporti specifici tra le chiese, ma anche dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana”.
Però proprio in occasione dell’anniversario dell’incontro storico a Cuba si è tenuta la conferenza online intitolata Chiese e pandemia, sfide e prospettive che è stata organizzata in maniera congiunta dal Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani.
In pratica la conferenza si è aperta con degli interventi introduttivi del metropolita Hilarion di Volokolamsk,presidente del dipartimento e anche del Cardinale Kurt Koch, capo del Pontificio consiglio per l’unità dei Cristiani.
Molto significativo l’intervento di Kurt Koch che, durante la conferenza, ha ricordato quei momenti emozionanti successivi all’incontro tra il patriarca Kirill e Papa Francesco perché proprio pochi giorni dopo è stato deciso all’Avana di commemorare ogni anno proprio questo evento in modo da non dimenticare l’importanza fondamentale che hai avuto.
Inoltre ha sottolineato come sia importante ricordare quel momento ma anche tutte le parole pronunciate alla fine dell’incontro tra i due protagonisti durante la dichiarazione congiunta.
Durante questa conferenza on-line inoltre si è scelto di approfondire la situazione mondiale in quel momento era segnata dalla crisi del coronavirus.
In questo incontro on line inoltre è stato ricordato che chiaramente nella dichiarazione congiunta dell’Avana tra Papa Francesco e Patriarca Kirill non è stata nominata la pandemia al covid 19 perché ancora nessuno poteva prevedere che l’umanità avrebbe dovuto superare una così grande sfida.
Però all’interno di quella dichiarazione erano già state trattate molte questioni collegate alla pandemia nel senso che erano stati trattati argomenti e relativi ai problemi che hanno a che fare con la coesione sociale.
Infatti sappiamo come la pandemia ha messo in crisi tanti elementi che ogni giorno diamo per scontato soprattutto per quanto riguarda la convivenza con le persone, considerando che in quel momento si parlava spesso di distanziamento sociale.
Questa frase è rimasta nella testa di molte persone anche per la contraddizione in un certo senso visto che all’interno della frase c’è l’aggettivo sociale, che suggerisce l’importanza di stare insieme, ma anche la parola distanziamento, che invece parla di allontanamento e di distacco.
Di conseguenza in questa conferenza è stato notato come in quel momento ci siamo trovati di fronte a una sfida particolare nel senso che, proprio quando siamo stati costretti a tenere la distanza fisica dalle altre persone ci siam sentiti ancora di più legati tra di noi, anche perché abbiamo compreso come sia importante essere attenti alla solidarietà l’universo sugli altri.
Inoltre il cardinale Koch si è soffermato sulla somiglianza linguistica tra il tempo di 40 giorni che è previsto in una quaresima, e che nel linguaggio classico della chiesa viene chiamato anche quadrigesima, e il termine utilizzato per le ordinanze pubbliche contro il coronavirus e cioè quarantena.
Secondo il cardinale il periodo di 40 anni, legato al deserto sperimentato da Israele a cui si è aggiunta l’acqua, può essere tranquillamente paragonato anche all’estensione totale delle quaresima provocata dalla pandemia.
il cardinale inoltre ha sottolineato come la pandemia ha fatto esplodere dentro ogni persona delle paure ataviche pur sottolineando che grazie, come nei momenti drammatici legati alla 19, tante persone hanno potuto sperimentare le stesse emozioni negative del popolo di Israele, che poi però successivamente comprese il perché di quella sfida difficile, collegandola al primo amore di Dio per Israele e viceversa.
La speranza del cardinale è che il momento peggiore della pandemia diventi uno spunto di riflessione per tutti noi ma anche di conversione, facendoci avvicinare alla religione e a Dio.
Di conseguenza secondo lui solo se tutti i componenti della chiesa coltiveranno la loro fede potranno trovare delle risposte utili per imparare dalla sofferenza attraversata con la pandemia, ma soprattutto per superare tante sfide che ci sono tuttora nel mondo e che riguardano la politica, l’economia, la sanità, alla psicologia e le sfide sociali in generale.
Molto importante anche le parole del Monsignor Salvatore Fisichella presidente del Pontificio che ha dichiarato come bisogna sentirsi fortunati per avere in mano il documento scritto con le dichiarazioni comuni del patriarca Kirill e di Papa Francesco in quanto egli sostiene che esso costituisce un’opportunità imperdibile per capire quanto cammino si possa fare insieme nell’ottica del bene del popolo di Dio, che ha dovuto passare il dramma della pandemia.
Inoltre Monsignor Fisichella ha ricordato che in quella dichiarazione è stato sottolineato un altro elemento importante e cioè che cattolici e ortodossi dovranno finalmente iniziare a collaborare in maniera paterna nell’annuncio della buona novella.
Molto importante anche il concetto del recupero della dimensione spirituale che consenta porzione di poi ad offrire all’umanità un significato preciso e profondo di tutto quello che abbiamo visto con la pandemia, la quale ha messo a dura prova anche il modo di vivere le essenze cristiane.
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