Le temperature estive in rialzo creano situazioni invivibili a lavoro: adesso interviene la cassa integrazione in tutti i casi in cui l’esposizione al calore sia eccessiva
Temperature eccezionali e disagi sul lavoro: quando la propria professione non permette di stare in ufficio con aria condizionata, lavorare può diventare un disagio insormontabile. Nonostante alcuni lavori siano difficili anche con 30 gradi, lo Stato ha deciso di proporre una cassa integrazione ordinaria in tutti quei casi in cui si parli di temperature che superino i 35 gradi.
Negli ultimi giorni abbiamo visto cose fuori dal comune, eventi climatici sempre più irruenti: dalla grandine grande quanto un pugno, fino a semafori sciolti e asfalto che si modella sotto i passi delle persone come se fosse sabbia bagnata.
Tutto ciò non può non essere preso in considerazione soprattutto per tutti quei lavoratori che si ritrovano a svolgere lavori usurati obbligatoriamente esposti al sole. Coloro che non lavorano in ufficio, potranno chiedere la cassa integrazione tramite la propria azienda in modo da evitare di lavorare con temperature che potrebbero essere deleterie per la propria salute. Rientrano tutti i lavoratori che sono costretti a lavorare in luoghi non proteggibili dal calore o dal sole e che coinvolgano l’utilizzo di materiali o di lavorazioni che non sopportino il forte calore.
In realtà la direttiva INPS è entrata in vigore già dal 2017, ma il caldo eccezionale di quest’anno, che man a mano che il tempo passerà perderà l’eccezionalità, ha portato un ‘allarme’ generale, facendo tornare il provvedimento protagonista delle notizie di questa settimana. La norma parla anche di temperatura percepita, non solo di temperatura effettiva: ciò significa che la cassa integrazione può essere attivata anche nel caso le temperature non arrivassero a 35 gradi, ma la percepita sì.
Le temperature percepite non sono ovviamente catalogabili soggettivamente ma dovranno far riferimento al bollettino del meteo (disponibili anche su smartphone). I fenomeni climatici estremi hanno portato un aumento esponenziale del rischio di infortunio sul lavoro, è diventato necessario ricordare che non si è obbligati a lavorare con certe temperature.
L’azienda, nella domanda di Cassa Integrazione Ordinaria e nella relazione tecnica da allegare deve solo indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, non è invece tenuta a produrre dichiarazioni in merito all’entità della temperatura (verrà controllata automaticamente sullo storico dei bollettini meteo).
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