L’Inps ha annunciato una pessima notizia per chi vuole accedere alla pensione anticipata con Ape sociale. Vediamo di cosa si tratta.
Brutte notizie per tutti i contribuenti che speravano di riuscire ad andare prima in pensione con Ape sociale. Gran parte dei contributi versati potrebbero non essere validi. Analizziamo la situazione nel dettaglio.
Ape sociale è una delle misure attualmente oggetto di discussione a Palazzo Chigi. Introdotta nel 2017, fino ad oggi è stata rinnovata di anno in anno senza mai entrare a far parte di una misura di prepensionamento stabile e definitiva. E, infatti, anche quest’anno si ripresenta il solito dubbio se rinnovare o no questa opzione. Ape sociale consente di andare in pensione a 63 anni con un requisito contributivo minimo che può oscillare tra i 30 e i 36 anni.
Non si tratta di una pensione vera e propria ma di una sorta di “reddito ponte” che accompagna il soggetto fino a 67 anni, quando poi riceverà la sua pensione di vecchiaia ordinaria. Tuttavia Ape sociale presenta più svantaggi che vantaggi.
Da anni si parla di cancellare Ape sociale e Opzione donna ma, ad oggi, sono ancora entrambe in vigore sebbene le richieste di pensione anticipata con queste due misure siano scemate progressivamente per una serie di ragioni.
In primo luogo Ape sociale si rivolge solo a pochissime categorie di lavoratori: disoccupati, invalidi con disabilità almeno al 74%, caregiver da almeno 6 mesi di persone con invalidità riconosciuta dalla legge 104, addetti a mansioni usuranti. Le prime tre categorie possono accedere alla pensione anticipata a 63 anni con 30 anni di contributi; chi svolge mansioni usuranti, invece, deve raggiungere almeno 36 anni di contribuzione.
Le lavoratrici possono chiedere uno sconto di 12 mesi per ogni figlio fino ad un massimo di due anni. L’assegno di Ape sociale, inoltre, non può mai superare 1500 euro al mese, non è soggetto a rivalutazione e non prevede la tredicesima né la quattordicesima. Dunque chi a 67 anni avrebbe diritto ad una pensione più alta, per quattro anni si dovrà accontentare di un assegno previdenziale più basso.
Ma i problemi non sono finiti qui. Lo scorso 15 luglio si è chiusa la finestra per presentare la domanda di prepensionamento con Ape sociale. L’Inps, di solito, entro tre mesi comunica se la richiesta è stata accettata o rigettata. Pur avendo tutti i requisiti richiesti, molte persone potrebbero vedersi respinta la domanda per un motivo che quasi nessuno conosce.
Ai fini del prepensionamento con Ape sociale contano solo i contributi versati in Italia: tutti quelli versati all’estero non hanno alcuna validità. Pertanto se una persona ha lavorato qualche anno in un altro Paese, i contributi versati là non saranno utili per poter andare in pensione con Ape sociale. Non valgono nemmeno i contributi versati in altri Paesi membri dell’unione europea.
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