Con un’invalidità civile al 100% è possibile accedere alla pensione anticipata già a 51 anni. Vediamo come fare.
I lavoratori del settore privato con un’invalidità al 100% hanno diritto alla pensione anticipata e, in alcuni casi, si può smettere di lavorare già a 51 anni. In questo articolo vi spieghiamo cosa bisogna fare.
In Italia sono in vigore diverse misure di pensione anticipata. Nonostante l’età pensionabile sia 67 anni, ci sono diverse strade per uscire dal lavoro qualche anno prima. Ogni opzione, tuttavia, richiede requisiti specifici. L’obiettivo del Governo Meloni è rendere strutturale e accessibile a tutti Quota 41, misura che prevede il pensionamento a qualunque età purché gli anni di contributi siano almeno 41.
Al momento possono andare in pensione sfruttando questa opzione solo 3 categorie:
- i lavoratori precoci che hanno versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni;
- gli addetti a mansioni usuranti;
- i disabili con invalidità pari o superiore al 74%.
Gli invalidi, tuttavia, possono beneficiare di una forma di pensione anticipata ancora più vantaggiosa che consente di uscire dal lavoro ad appena 51 anni.
Ecco chi può andare in pensione a 51 anni
Chi ha una disabilità certificata al 100% può accedere alla pensione anticipata d’invalidità. Naturalmente l’invalidità deve essere certificata dall’Inps, non basta la certificazione del medico curante.
Per accedere alla pensione anticipata d’invalidità basta anche solo l’80% di disabilità ma bisogna aver maturato almeno 5 anni di contributi. Inoltre questa misura si rivolge unicamente ai dipendenti del settore privato: i dipendenti pubblici e i liberi professionisti restano esclusi. Gli uomini con una disabilità pari o superiore all’80% e almeno 5 anni di contributi potranno andare in pensione a 61 anni mentre le donne – a parità di requisiti- potranno smettere di lavorare a 56. Se però la disabilità riguarda la vista allora gli uomini potranno andare in pensione a 56 anni e le donne a 51.
L’importo dell’assegno varierà a seconda del numero di contributi e a seconda del sistema di calcolo in cui si rientra: retributivo, misto o contributivo puro. Qualora la disabilità non raggiungesse l’80% ma fosse pari almeno al 74%, una persona potrà sfruttare altre misure di prepensionamento come la già menzionata Quota 41 oppure Ape sociale o ancora Opzione donna.
Quest’ultima opzione- come dice il nome stesso- si rivolge unicamente alle donne e consente di andare in pensione a 60 anni – a 59 in presenza di un figlio o a 58 anni in presenza di due o più figli- con almeno 35 anni di contributi. Ape sociale, invece, prevede il pensionamento a 63 anni con 30 di contributi per chi ha un’invalidità pari o superiore al 74% ma presenta diversi svantaggi. In primis questa forma di pensione non è soggetta alla rivalutazione annuale e non prevede né la tredicesima né la quattordicesima. Inoltre l’importo dell’assegno previdenziale non può mai essere superiore a 1500 euro al mese.