Entro il 31 luglio i contribuenti dovranno effettuare un’importante operazione, per non incorrere in pesanti sanzioni. Di cosa si tratta?
La Dichiarazione IVA è una documentazione che, annualmente, tutti i titolari di partita IVA che esercitano attività d’impresa, artistica o professionale sono obbligati a presentare all’Agenzia delle Entrate.
Nel Modello vanno specificate tutte le operazioni in entrata e in uscita compiute durante l’anno di imposta precedente, sulle quali si calcolerà il valore dell’IVA dovuta oppure del credito IVA.
Il 31 luglio è il termine ultimo per la presentazione della Dichiarazione IVA 2023 tardiva, relativa all’anno di imposta 2022.
Il termine ordinario era fissato al 2 maggio, ma la legge consente l’invio posticipato, entro 90 giorni dalla data di scadenza.
I contribuenti ritardatari, tuttavia, dovranno pagare una sanzione compresa tra 250 e 2 mila euro, tranne nel caso in cui l’interessato provveda, contemporaneamente all’invio tardivo della documentazione, al ravvedimento operoso con sanzioni ridotte.
La normativa distingue due ipotesi:
Vediamo in cosa si differenziano.
Il D.P.R n. 322/1998, all’art. 2, comma 7, precisa che sono valide le Dichiarazioni inoltrate entro 90 giorni dalla data di scadenza fissata dalla legge, con l’applicazione delle relative sanzioni amministrative.
Le Dichiarazioni inviate dopo 90 giorni dal termine di scadenza, invece, sono considerate omesse ma valgono ai fini della riscossione delle imposte dovute.
Di conseguenza, le Dichiarazioni tardive, presentate entro 90 giorni dal termine, sono valide a tutti gli effetti, ma dovrà essere corrisposta una sanzione il cui importo varia da 250 a 2 mila euro.
Tale sanzione, tuttavia, può essere ridotta per mezzo del ravvedimento operoso, grazie al quale l’inadempimento viene sanato con il pagamento di una sanzione minima, di 25 euro. È necessario, però, che l’invio della Dichiarazione avvenga entro 90 giorni.
Dopo 90 giorni dalla scadenza del 30 aprile 2023 la Dichiarazione IVA viene considerata omessa.
Anche in caso di invio spontaneo della documentazione omessa, cioè senza un procedimento di accertamento di cui abbia avuto conoscenza il contribuente, è comunque dovuto il pagamento di una sanzione amministrativa.
La somma avrà un importo compreso tra il 60% e il 120% di quanto dovuto (la mancata presentazione della
Dichiarazione, invece, comporta una sanzione dal 120% al 240%, partendo da un minimo di 200 euro).
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