Una pensione anticipata che permette di lasciare il lavoro a 62 anni. Accadrà veramente? Scopriamo le ultime novità sulla Riforma delle Pensioni.
Attualmente tutti i lavoratori possono lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con venti anni di contributi. Un’attesa che appare lunga e ardua per tanti cittadini alle prese con un’occupazione pesante fisicamente e mentalmente. I lavoratori chiedono da tempo una Riforma che introduca scivoli flessibili e strutturali. Si potrà realizzare nel 2024?
Spesso ritorna il miraggio dei 62 anni come età perfetta per il pensionamento ma una tale concessione sembra impossibile per vari motivi. In primis per i costi che il Governo dovrebbe sostenere dovendo pagare le pensioni ad un numero elevato di pensionati. E poi c’è la questione della speranza di vita. L’età pensionabile sale aumentando la speranza di vita. Sarà mai possibile un passo indietro?
Una pensione di vecchiaia a 62 anni è un’utopia. Esistono però gli scivoli che permettono di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro accettando alcuni compromessi. Nel 2023 c’è, ad esempio, Quota 103 che permette il pensionamento proprio al compimento dei 62 anni avendo maturato, però, 41 anni di contributi. E pochi anni fa c’era Quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi (per la cristallizzazione del diritto alcuni lavoratori possono ancora sfruttare tale opportunità).
Abbiamo accennato a Quota 103. Tale misura resterà attiva sicuramente fino al 31 dicembre 2023. Si vocifera che il Governo potrebbe pensare ad una proroga per il 2024 essendo la Riforma delle Pensioni ancora molto lontana dall’essere attuata (mancano le risorse per interventi strutturali).
Una platea ristretta di cittadini, dunque, potrebbe assicurarsi il pensionamento a 62 anni nel 2024. Parliamo di “pochi” lavoratori perché la carriera contributiva di 41 anni è difficile da raggiungere soprattutto in giovane età. Significherebbe aver iniziato a lavorare in modo continuativo nel 1983 all’età di 21 anni.
Un’alternativa proposta dai sindacati parla di 62 anni di età con venti anni di contributi ma difficilmente risulterà attuabile senza un pesante taglio dell’assegno. La stima è di un taglio del 2/3% per ogni anno di pensionamento anticipato rispetto ai 67 anni arrivando, così, al 10/15% uscendo a 62 anni. Impensabile per i sindacati che non vorrebbero l’applicazione di alcuna penalizzazione. Ma impossibile per il Governo mancando le risorse economiche.
Di una pensione a 62 anni ha parlato anche Pasquale Tridico, presidente dell’INPS. La proposta prevedeva le penalizzazioni necessarie sull’assegno ma solamente fino al raggiungimento dei 67 anni. Una volta maturati i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia si sarebbe proceduto con un ricalcolo della pensione.
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