Oggi ci occupiamo del TTIP, perché è un argomento delicato sul quale purtroppo ancora si fa confusione. Innanzitutto diciamo che la sigla sta per trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, che viene tradotto in inglese in Transatlantic Trade and partnership.
Nello specifico quando si parla di TTIP ci si riferisce ad un accordo tra Stati Uniti ed Unione Europea, relativo a una sorta di liberalizzazione commerciale. L’obiettivo preciso, che c’è dietro questo accordo, è molto chiaro e cioè abbattere barriere, dogane e dazi, tra Stati Uniti ed Europa, in modo da rendere il commercio più semplice.
Grazie a questo accordo le due potenze potrebbero dialogare meglio su temi economici di sviluppo, nonché tutto quello che ha a che fare con aumento dell’occupazione e delle esportazioni.
Si tratta di un accordo e cioè il TTIP del quale si parla da molti anni, sempre in maniera accesa. Infatti, nonostante sulla carta sembri un’idea conveniente per tutti, ci sono state sempre molte proteste in Italia, nel senso che molti critici hanno definito questo accordo come potenzialmente pericoloso.
Teniamo presente però che non è che ci siano informazioni così chiare su un accordo, il quale è legato spesso ai negoziati che rimangono in gran parte segreti e che sono solo fruibili a quei gruppi tecnici che se ne occupano, cioè la commissione europea e il governo degli Stati Uniti.
Proprio questo aspetto ha sempre fatto discutere molto anche in Italia, oltre che in Europa, e cioè la questione della segretezza. Infatti ci si chiede come mai, nonostante si tratti di un tema così importante, il Parlamento Europeo non possa avere accesso a tutte le informazioni, che gli servirebbero per capire come si svolgono questi incontri, e a che punto sono le trattative.
Il problema quindi relativo al trattato TTIP è legato proprio al fatto che il parlamento può solo porre dei quesiti ai quali la commissione deve rispondere, però sempre mantenendo una grande riservatezza su tutti i negoziati commerciali bilaterali.
L’iter prevede che, alla fine delle trattative, il Parlamento europeo avrà diritto di voto finale, come se fosse una specie di prendere o lasciare senza discussioni. Questo vuol dire che non ci sarà la possibilità di intervenire sul testo né di valutarlo prima.
Per quanto riguarda questi negoziati di sicuro uno degli aspetti più controversi riguarda una clausola e cioè ISDS ,che sta in inglese per Investor State Settlement.
Parliamo di una clausola che è stata discussa tanti governi, e che offre agli investitori esteri di un determinato Paese, la possibilità di poter in caso di ricorrere a un tribunale.
Quando parliamo di violazioni ci riferiamo nello specifico ad alcune relative alle norme di diritto internazionale per quanto riguarda gli investimenti. In pratica questo significa che le aziende avrebbero la possibilità di ridurre i loro profitti, e il loro lavoro, nel caso in cui la legislazione dei paesi dove investono, dovesse eventualmente opporsi davanti ai Tribunali alle regole locali a livello finanziario, ambientale e sanitario ecc.
Quindi succederebbe che un’azienda specifica citerebbe quello Stato in tribunale. Ma la vertenza non verrebbe affrontata da un tribunale ordinario, che opera seguendo le leggi vigenti, ma da un terzo attore, che giudicherebbe solo sulla base del trattato.
Questa ipotesi è valida nel caso in cui magari uno stato, introducendo per esempio una regola a salvaguardia della salute o del clima, creasse un danno a quelle imprese.
Continuando sulla stessa scia possiamo dire che se uno stato dovesse essere considerato colpevole, ma la stessa cosa vale per un comune o una regione, potrebbe succedere che sarebbe costretto a ritirare il provvedimento oppure a risarcire le imprese.
In pratica quindi le legislazioni dell’Europa o degli Stati Uniti sarebbero costrette a piegarsi alle regole del libero scambio, stabilite a favore delle grandi aziende. Ma soprattutto l’armonizzazione di una norma non sarebbe fatta per favorire i piccoli produttori o cittadini o ancora l’ambiente, ma sarebbe assolutamente al ribasso.
Altre conseguenze che ci potrebbero essere, sempre relative al TTIP riguardano possibili diminuzioni delle garanzie sia per l’ambiente che per la salute o ancora per l’economia. Oltre al fatto che potrebbe esserci un aumento delle importazioni degli Stati Uniti, nonché una spinta a vantaggio solo di pochi grandi produttori.
Secondo alcune stime per esempio in soli 12 mesi il contributo dell’agricoltura al PIL europeo potrebbe avere una piccola diminuzione dello 0,8%. Ma quello statunitense andrebbe ad aumentare poco più.
Succederebbe che in pratica il TTIP porterebbe diversi agricoltori in Europa a doversi confrontare con prezzi più bassi dei competitor americani e con una maggiore concorrenza.
Tutto questo sarebbe quindi una minaccia per le aziende agricole di tutta Europa. Inoltre ci sarebbe un impatto veramente devastante sugli interessi dei consumatori e sulle aree rurali, che non potrebbe essere veramente sottovalutato.
Questo succederebbe perché gli Stati Uniti potrebbero beneficiare di un costo del lavoro più basso, non avendo ratificato l’impegno internazionale per tutelare i diritti umani dell’ambiente e del lavoro.
Altra cosa che potrebbe succedere è che l’Italia a questo punto si troverebbe invasa da prodotti americani a prezzi bassissimi, cosa che ovviamente porterebbe tanti danni all’economia, ma soprattutto ai posti di lavoro.
Un altro aspetto molto discusso e contestato, per quanto riguarda il TTIP, sarebbe la creazione di questo organismo all’interno del quale ci sarebbero degli esperti nominati dal ministero competente e dalla commissione europea. Essi dovrebbero valutare il valore commerciale nonché l’impatto sul mercato di ogni etichetta, regola e marchio.
Inoltre valuterebbero anche tutto quello che ha a che fare con gli standard di sicurezza, e contratti di lavoro che sono operativi a livello europeo federale o nazionale. Sarebbe anche a loro discrezione valutare i costi benefici di ogni misura nonché decidere se ascoltare i sindacati e le imprese.
In definitiva si tratta di un sistema che non sarebbe molto democratico, ma che andrebbe quindi a creare delle difficoltà notevoli.
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