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Economia

Il TFR conviene lasciarlo in azienda o in un fondo pensione? La verità sui rendimenti e costi nascosti

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Tutti i lavoratori dipendenti hanno diritto al TFR, ma alcuni si domandano se conviene lasciarlo in azienda o in un fondo pensione.

Il trattamento di fine rapporto è un accantonamento obbligatorio che deve effettuare il datore di lavoro ogni anno per ogni singolo dipendente. L’importo da accantonare dipende dalla retribuzione del lavoratore ed è soggetta a rivalutazione e alla maturazione di interessi.

TFR – lintellettualedissidente.it

Il lavoratore ha la possibilità di decidere se lasciare il TFR in azienda o spostarlo in un fondo pensione. Inoltre, in base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano, il lavoratore che ha maturato una serie di requisiti ha la possibilità di chiedere un anticipo del TFR per sostenere determinate categorie di spese.

In ogni caso, quando si valuta la possibilità di spostare il TFR dall’azienda e metterlo in un fondo pensione occorre prendere in considerazione una serie di parametri tra cui anche quelli legati alla fiscalità e ai rendimenti.

TFR, meglio in azienda o in un fondo pensione? Attenzione a fiscalità e rendimenti

Tutti coloro che hanno un contratto da lavoro dipendente hanno diritto alla TFR, ovvero al trattamento di fine rapporto. Si tratta di una prestazione economica che spetta al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro. Fermo restando che, in presenza di determinate condizioni e requisiti, è possibile chiedere un anticipo di parte del TFR maturato in azienda.

Trattamento di fine rapporto – lintellettualedissidente.it

Il trattamento di fine rapporto può essere paragonato ad una sorta di salario differito. Molti lavoratori non sanno che la legge gli permette di disporre del TFR come meglio credono, senza dover attendere la cessazione del rapporto di lavoro.

La prima decisione da prendere quando si parla del TFR è se lasciarlo in azienda o destinato alla previdenza complementare. Di fatto, a partire dal 1 gennaio 2007 tutti i lavoratori dipendenti hanno la possibilità di destinare il proprio TFR alla prevenzione complementare.

In particolare sono state individuate tre possibili opzioni:

  • Adesione esplicita alla previdenza complementare, solo se si aderisce ad una forma previdenziale prevista dagli accordi collettivi;
  • adesione tacita alla forma complementare;
  • liquidazione lasciata all’azienda, in questo caso rimane in azienda quando questa ha meno di 50 dipendenti; viene accantonato nel fondo tesorerie INPS per le aziende con più di 50 dipendenti.

Se si sceglie di effettuare versamenti del TFR in favore di un fondo pensione, il lavoratore ha la possibilità di portare in deduzione tali versamenti fino ad un massimo di 5.146,57 euro.

Cosa conviene di più?

Per capire cosa conviene di più tra il TFR lasciato in azienda o accantonato in un fondo pensione bisogna considerare diversi elementi. Occorre innanzitutto prendere in considerazione il rendimento che si può conseguire lasciando il TFR in azienda oppure quello che si può ottenere aderendo ad una forma di previdenza complementare.

Di fatto, nel primo caso, il lavoratore beneficerà di una rivalutazione del 1,5% in misura fissa ogni anno, alla quale si andrà ad aggiungere una percentuale del 75% dell’inflazione registrata a dicembre dell’anno precedente. Il lavoratore potrà beneficiare di rendimenti registrati sui mercati. Ci stiamo riferendo al rendimento che finora nel medio-lungo termine sono sempre stati maggiore del tasso di inflazione.

Dal punto di vista fiscale:

  • Al TFR lasciato in azienda ha un rendimento tassato con un’aliquota pari al 17%;
  • a TFR nella forma previdenziale complementare viene applicata una aliquota del 20% su interessi e plusvalenze.

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