Nessuna buona notizia per quanto riguarda la bolletta del gas. Questa volta a far paura è l’effetto canguro: ecco di cosa si tratta
Viviamo in un periodo storico decisamente instabile, dal punto di vista del costo dei beni di prima necessità. In questi ultimi due anni, complice la pandemia di Sars-CoV-2 prima e la guerra tra Russia e Ucraina poi, sono molti i rincari ai quali abbiamo dovuto sottostare, partendo dai carburanti per i mezzi di trasporto fino alla spesa alimentare di tutti i giorni. Capitolo a parte quello delle bollette, i cui prezzi sono decisamente fluttuanti: per il futuro, però, nessuna buona notizia.
Sebbene ormai ci siamo abituati a sentire parlare di rincari e di rialzi del prezzo delle materie prime e di conseguenza dei costi finali all’utente, di fatto siamo tutti stanchi di dover compiere questi sforzi economici così ingenti, soprattutto a fronte di entrate economiche sempre uguali a sé stesse. Oggi vi parliamo dell’effetto canguro, che causerà altri rincari per quanto riguarda il gas: ecco di cosa si tratta.
Non è solo la Russia e la sua particolare condizione economica e politica a causare i rincari nei costi delle bollette, poiché un ruolo particolare l’ha anche l’Australia. In data 8 settembre, infatti, il cosiddetto oro azzurro ha toccato livelli incredibili per quanto riguarda la sua quotazione in Borsa e il motivo, questa volta, è da ricercare al di là dell’oceano: due centrali australiane sono in sciopero e le conseguenze sono inimmaginabili. Si tratta della Chevron Corporation e di due dei suoi impianti di liquefazione: ecco qual è la situazione.
Nasce proprio dall’Australia l’espressione “effetto canguro” con la quale oggi definiamo la delicata situazione del costo del petrolio. Tutto origina nel fallimento delle trattative tra i sindacati di settore e la Chevron Corporation; tale fallimento ha causato la paralisi delle centrali, responsabili da sole del 7% della fornitura globale di gas. Questo può quindi causare un nuovo rialzo delle bollette in tutto il mondo: l’Australia, infatti, è uno dei maggiori esportatori di questa materia prima nell’Est del Mondo.
Il blocco delle due centrali, quindi della trasformazione del metano in Gnl e del trasporto via nave, ha già determinato schizzi del prezzo di più del 20%. La situazione è quindi incerta ma, ciò che si sa, è che anche l’Italia è coinvolta in questa situazione: la preoccupazione è tutta rivolta alla stagione invernale, sempre più vicina e all’aumento delle richieste di fornitura di gas. Vi terremo aggiornati.
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