L’attore premio Oscar abbandonò per un lungo periodo i set cinematografici: Daniel Day Lewis si trasferì a Firenze per fare il calzolaio.
Daniel Day Lewis nasce nel 1957 a Londra e sin dalla tenera età manifesta un’evidente propensione per le discipline artistiche. Si tratta di doti ereditate da entrambi i genitori: mentre la madre Jill era un’attrice teatrale, il padre Cecil si dilettava con la poesia e la scrittura. Debutta dunque sul grande schermo giovanissimo, alla tenera età di 14 anni, nel film di John Schlesinger – Domenica, maledetta domenica. Tuttavia, la reale notorietà arriverà solo nel 1985 con Camera con vista – lungometraggio diretto da James Ivory – in cui Day-Lewis interpreta Cecil Vyse.
Nei primi anni ’90 l’attore conquista un successo dopo l’altro, tanto da rientrare nella cosiddetta Brit Pack – letteralmente “branco di britannici” – espressione utilizzata per indicare il gruppo di attori inglesi di maggior successo: da Gary Oldman a Tim Roth, fino ad arrivare all’iconico Colin Firth. In occasione degli Academy del 1990, Daniel Day Lewis batte la concorrenza, vincendo il suo primo premio Oscar come Miglior attore protagonista, per la sua interpretazione di Christy Brown in Il mio piede sinistro. Tornerà successivamente sul podio nel 2008 per Il petroliere di Paul Thomas Anderson e per Lincoln nel 2013, diretto dal Maestro Steven Spielberg.
Nel corso della sua lunga carriera, Daniel Day Lewis fuggì temporaneamente dal mondo dello show business internazionale. Dal 1997 al 2001, l’attore si trasferì a Firenze, dove si dedicò all’artigianato e soprattutto alla propria serenità. Iniziò a lavorare per un calzolaio residente nel capoluogo toscano, in modo da imparare le tecniche di lavorazione dei tessuti e della pelle. Dopodiché tornò sul set di Gangs of New York, diretto da Martin Scorsese – progetto che gli valse la sua terza candidatura agli Oscar come Miglior attore protagonista.
L’attore premio Oscar ha sempre manifestato una passione particolare per le calzature e soprattutto per la loro realizzazione. Nel 1997 dunque, Daniel Day-Lewis contattò una sua vecchia conoscenza: parliamo di Stefano Bemer, artigiano famosissimo, i cui modelli di scarpe raggiungono il costo di 500 euro. I due iniziarono così una collaborazione che durò fino al 2001. Day-Lewis chiamò Bemer per una prova, dopodiché si trasferì a Firenze per impegnarsi in una vera e propria formazione professionale.
Si tratta di una scelta che giovò particolarmente alla sua serenità. Dopo una vita di lusso e sfarzo, conseguenza dovuta al successo hollywoodiano, l’attore sentì di aver bisogno di tornare con i piedi per terra, sporcandosi le mani ed impegnandosi in qualcosa di concreto e soprattutto faticoso. Un semplice scambio di nozioni si trasformò in un vero e proprio obiettivo di vita. Quanto appreso nei cinque anni di “studio matto e disperatissimo” verrà successivamente applicato sul set de’ Il filo nascosto, opera che segna la fine della carriera dell’attore pluripremiato.
La trama racconta le fissazioni e l’instabilità emotiva dello stilista Reynolds Woodcock e soprattutto il suo approccio sentimentale con la moglie Alma Elson. Nonostante la sua sesta candidatura agli Oscar, associata poi ad un ottimo feedback da parte della critica, Daniel Day-Lewis confermerà il suo ritiro dalle scene nel 2017. La pressione professionale e soprattutto l’invadenza costante di paparazzi e tabloid hanno condotto l’attore verso un percorso di malessere e frustrazione. E così, dopo quasi 50 anni di carriera, l’indimenticabile Newland Archer de’ L’età dell’innocenza saluta cordialmente il mondo del cinema e tutto ciò che ne fa parte.
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