L’infelicità è una tappa obbligata di tutti che consente tanta riflessione, una condizione, però che non deve essere permanente
Quando ci si sente infelici, quanto questa condizione può influire sul nostro stato d’animo? Si tratta di un qualcosa di prevedibile ed evitabile? Oppure una tappa obbligata? La felicità, a volte, sembra una chimera, un traguardo talmente difficile da raggiungere che si fa fatica anche solo a pensarla.
Un vero e proprio peccato, considerando le meraviglie che la vita offre. Spesso non si riesce a trovare la quadra giusta per andare avanti e ci si sente arenati in un groviglio di emozioni negative.
Se l’infelicità, però, fosse una scelta e non una condizione imposta? Una zavorra riempita dai nostri stessi dubbi e insicurezze. Al di là di spiacevoli e imprevedibili eventi, il più delle volte l’infelicità si sceglie eccome!
L’infelicità è un aspetto che spesso si sceglie di vivere e che può logorare piano piano le persone, senza che queste ultime abbiano la possibilità di poter scegliere altro e tornare al punto di partenza o avanzare. Proprio quest’ultimo aspetto è da considerarsi importante. Avanzare nella vita significa andare oltre a quelle che possono essere le difficoltà e le condizioni avverse che debbono essere considerate come transitorie.
Si tende ad associare ad ogni evento la colpa della propria infelicità. Così la casa piccola e disordinata, un legame d’amore che non c’è, l’esame non superato possono diventare motivi di angoscia.
Il problema numero uno sono le aspettative che abbiamo sul nostro futuro. Il presente, per alcuni, dovrebbe coincidere perfettamente con quello a cui si aveva pensato. Non bisogna avere un previsionale che ricopre chissà quale tempo lungo. Basta avere la consapevolezza che si può iniziare a lavorare ora per raggiungere domani, non fare è la chiave dell’insuccesso e dell’infelicità.
Il problema numero due è una bassa autostima. Proprio questo aspetto preclude la possibilità di poter avanzare, si tende sempre a ipotizzare in negativo ciò che potrebbero pensare gli altri. Niente di più sbagliato, meglio agire lavorando sul proprio sé, iniziando a mettere in luce le proprie caratteristiche vincenti e non difetti.
Il problema numero tre parla dell’aspetto della procrastinazione. Si rimanda e si rimanda finche si finisce per non fare mai. Bisogna imparare a smettere di procrastinare.
Il problema numero quattro. Volere tutto e subito e lamentarsi di non avere nulla, senza pensare che nella vita non si può avere l’intero, ma bisogna mettere insieme tutti i pezzetti per vedere il puzzle completato o quasi. Chi fa poco alla volta e con costanza mira proprio al tutto, chi non fa perché vorrebbe tutto e subito rischia di perdere anche quel po’ che possiede.
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