Fare shopping è un’attività ovviamente piacevole e a volte nei negozi troviamo un’atmosfera che ci piace o una musica ad alto volume. C’è un motivo preciso per cui succede.
Sappiamo che ogni brand e quindi ogni negozio si distinguono per il loro stile, in ogni ambito: dal design dei prodotti fino all’arredamento dei punti vendita e anche come approccio e gestione dei clienti. Alcune strategie di vendita, però, sono davvero curiose.
Il marketing, d’altronde, è l’anima del commercio e permette alle aziende di individuare il target ideale per i loro prodotti o servizi e anche ai consumatori di immedesimarsi nelle mission e dunque preferire quelle che soddisfano i loro desideri.
Siamo consapevoli delle mosse che usano i marchi per invogliarci ad acquistare, e apprezziamo i metodi che usano per fidelizzarci come clienti: le coccole dedicate, gli sconti, la raccolta punti sono solo alcune delle modalità conosciute. Ma forse non sappiamo tutta la verità. Ecco che cosa c’entra la musica con il nostro potere d’acquisto.
La pubblicità è qualcosa che fa parte delle nostre abitudini praticamente da sempre; i consumatori però, negli anni, hanno maturato più consapevolezza e sono diventati anche più esigenti. Questo i brand lo sanno benissimo, ecco perché devono ideare sempre nuove strategie per portarci da loro.
L’ultima novità in questo senso è il “sensory marketing” che, come suggerisce il nome, è un insieme di strategie atte a stimolare i sensi del consumatore, per spingerlo a comprare di più, a spendere di più di quello che – consciamente o inconsciamente – vorrebbe.
In pratica ogni negozio studia una serie di “trucchi psicologici” su misura per “ingannare” i clienti: basti pensare a qualche grande marchio per capire di cosa stiamo parlando. Da McDonald’s, ad esempio, ci sono luci fredde e musiche allegre e “veloci”: tutto è studiato per farci sentire eccitati e a mangiare in fretta.
In altri negozi, come il famoso Starbucks, c’è un fortissimo odore di caffè (probabilmente un aroma artificiale) in modo da far venire una voglia incontrollabile di bere, appunto, un bel bicchierone con le loro specialità.
Gli psicologi concordano sul fatto che se andiamo in un negozio e c’è la musica a tutto volume ci sentiremo “su di giri” e ciò ci spingerà a comprare di più. D’altronde la mente funziona un po’ nella stessa maniera in tutti noi, anche se siamo persone diverse. Se sento un buon odore (di pane, di dolci, di caffè, di arrosto….) mi verrà la voglia di mangiare quelle cose buone.
In alcuni casi, però, questo genere di trucchi non funziona; ad esempio nel Regno Unito un gruppo di consumatori ha fatto una petizione per far abbassare la musica nei negozi. L’altra faccia della medaglia del sensory marketing, infatti, è che alcune persone provino fastidio ad entrare in luoghi illuminati e con brani musicali “a palla”. Invece di provare desiderio di spendere soldi, scappano.
I trucchi per farci spendere sono praticamente ovunque: dalle maxi-offerte ai cartelli con le scritte “sconto” al posizionamento dei prodotti ad altezza occhi per farci scegliere un prodotto piuttosto che un altro (ovviamente più costoso); dalla mancanza di finestre per far rimanere la concentrazione sugli scaffali ai saldi su oggetti che non compreremmo mai, e tanto altro ancora. Non c’è niente di illegale in tutto questo, ma essendo consumatori più consapevoli potremo dire di aver effettuato le nostre scelte in modo più libero.
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