Non si è ancora spento, e chissà quando lo farà mai, l’eco della strepitosa vittoria di Jannik Sinner all’Australian Open. Il campione che ha riportato l’Italia alla conquista di un titolo del Grande Slam dopo quasi 48 anni.
Ha realizzato la stessa impresa di Adriano Panatta, seppure al contrario. Infatti, il fuoriclasse romano vinse prima al Roland Garros, poi la Coppa Davis, mentre l’altoatesino ha invertito i due trionfi. Tuttavia, il prodotto non cambia. Sempre di storia stiamo parlando.
Accanto a Sinner, però, è da sottolineare l’importanza del suo coach. O meglio, dei suoi due allenatori. Nel 2022, Jannik ha deciso, fra le polemiche dei soliti “so tutti io” dei social, di abbandonare Riccardo Piatti, il mentore che lo aveva portato fino alla Top Ten.
La carriera di Cahill
Decise di scegliere Simone Vagnozzi, ex tennista professionista di livello non eccelso, con poche esperienze anche da coach, visto la giovane età. Al suo fianco, però, ha chiamato anche un super allenatore come Darren Cahill. Capace di guidare Lleyton Hewitt al numero uno del mondo, di resuscitare, sportivamente parlando, André Agassi, tornato al vertice del tennis mondiale. Nonché, in campo femminile, di condurre Simona Halep in vetta alle classifiche Wta.
Insomma, un tecnico tra i più quotati del circuito che ha scommesso sulle grandi qualità di Sinner, ma che ha anche accettato di condividerne la guida. Peraltro, al termine dell’Australian Open, lo stesso Cahill ha definito Vagnozzi “il più grande allenatore mai incontrato in carriera”. Un riconoscimento davvero importante per chi ha appena cominciato un percorso che si annuncia ricco di successi, dopo la vittoria di domenica.
I compensi dei coach di tennis
Quanto guadagna un allenatore di tennis è molto complicato da scoprire. Si possono fare delle ipotesi, ma non ci sono certezze. Tendenzialmente, i più costosi possono arrivare a ricevere anche 5 o 6 mila euro a settimana. Ovviamente, poi, c’è la percentuale sui premi vinti. Pensiamo che Sinner, per il solo Australian Open, intascherà una cifra molto prossima ai due milioni di euro.
I grandi coach preferiscono ricevere un fisso più basso, per concentrare i loro introiti più alti nella percentuale sui montepremi vinti dai loro giocatori. Uno come Cahill potrebbe, per esempio, ricavare anche un 20% del premio vinto a Melbourne dall’altoatesino.
Certo, poi, come detto in precedenza, non esiste la sicurezza che sia così, ma la bravura sta anche nello scommettere sul talento giusto. Ferrero con Alcaraz, Piatti prima e Cahill adesso con Sinner lo hanno fatto per tempo e ora ne stanno raccogliendo i dividendi. La stessa cosa che spera di fare Boris Becker con Holger Rune. Questi tre, infatti, rappresentano il futuro del tennis mondiale.