L’insufficienza cardiaca non è da sottovalutare. Ecco come riconoscerla, come si manifesta e quali sono le strategie risolutive di questa problematica
Quando siamo in salute, tutto funziona alla perfezione e ci sentiamo forti, sani e capaci di qualsiasi cosa. In quei momenti, però, diamo per scontata quella sensazione di benessere e prestiamo poca attenzione, magari, a quei gesti e a quelle abitudini che, a lungo andare, possono rovinare questo delicato equilibrio e portarci a sviluppare problemi e patologie di vario tipo. Oggi parliamo dell’insufficienza cardiaca: ecco cos’è e quali sono i fattori di rischio.
Si parla di insufficienza cardiaca nelle situazioni in cui il cuore non riesce più a rifornire di sangue ossigenato tutto l’organismo, nelle modalità di cu ha bisogno. Solitamente, è accompagnata da un indebolimento del muscolo del miocardio o a una ridotta capacità di contrazione del cuore stesso, che quindi diminuiscono la gittata cardiaca. Ecco quali sono i fattori che predispongono a questa situazione e quali le cure.
Solitamente, l’insufficienza cardiaca si manifesta con una scarsa tolleranza allo sforzo fisico, la mancanza di fiato o la perenne sensazione di affanno anche quando non si sta facendo alcunché. Si accompagna poi spesso all’aumento del peso corporeo e al gonfiore degli arti inferiori: di fronte a questi sintomi, spesso viene indagato il cuore e la sua salute e l’insufficienza cardiaca è una delle loro possibili cause. Di questa patologie ne soffrono 40 milioni di persone in tutto il mondo e, solo in Italia, se ne segnala più di 1 milione di casi, con circa 90mila casi nuovi all’anno.
Sono diverse le possibili cause dell’insufficienza cardiaca. La prima è l’ipertensione, così come le coronaropatie (quindi l’ostruzione di una o di più arterie coronarie) e anche l’infarto del miocardio. Anche lo stile di vita, però, influenza molto la salute del cuore: il sovrappeso e l’obesità, il fumo, il diabete ed anche una predisposizione genetica accompagnata da cattive abitudini aumentano anche di molto la probabilità di rischio.
La diagnosi avviene durante una visita cardiologica, durante la quale si parla anche dell’approccio curativo a questa patologia. Oggi, infatti, ci sono molti trattamenti efficaci nel ridurre i sintomi e nel rallentare la progressione della malattia, sebbene la mortalità a cinque anni, dopo la prima diagnosi, è circa del 20-25%.
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