Le piogge che hanno colpito l’Italia nei giorni scorsi hanno provocato molti problemi alla tenuta del manto stradale. Quasi ovunque, lungo l’intera penisola, si sono aperte buche che hanno provocato disagi e problemi. Sono state moltissime le denunce di sinistri causati, molto spesso, da dei veri e propri crateri creatisi su tante strade urbane ed extraurbane.
Un problema endemico che, d’inverno, ma non solo, puntualmente ritorna ogni anno, senza possibilità di soluzione. I vari rattoppi che vengono utilizzati, non appena terminano le piogge, non sono altri che rammendi su un tessuto vecchio e ormai consunto. Le soluzioni? Esistono, ma costano tanto, tantissimo, troppo. Cosa si può fare allora? Purtroppo ben poco, come vedremo a breve.
Prima occorre fare una doverosa premessa. La strada, come noi normalmente la intendiamo, in realtà è una sorta di composto a più strati. Il primo, quello superficiale, è formato da una parte di asfalto, dello spessore di circa 5 centimetri. Sotto di questo ecco il binder, una sorta di cuscinetto di bitume che separa l’asfalto dagli altri tre strati: la base, la fondazione e ultimo il sottofondo. Quello, per intenderci, che permette di distribuire i carichi dei mezzi che transitano ogni giorno sopra di essa. Gli ultimi tre sono le vere e proprie fondamenta della strada. Una massa compatta di cemento e terra stabilizzata che supera i 50 centimetri di spessori. Le buche possono essere classificate in due modi: quelle superficiali, che colpiscono il primo strato di asfalto; quelle strutturali che sono causate da cedimenti alle fondamenta. Ovviamente, queste ultime sono le più problematiche.
Il continuo passaggio di mezzi pesanti, in particolare tir e pullman, è il responsabile principale del cedimento del manto stradale. Questo può avvenire anche poco dopo una nuova asfaltatura, soprattutto se il problema è alle fondamenta. Se, infatti, queste sono usurate dal trascorrere degli anni, anche un nuovo strato superficiale non risolve l, anzi.
I mezzi pesanti tendono a rovinare il bitume che si crepa. In questi spazi, quando piove, entra l’acqua creando delle vere e proprie ramificazioni, che raggiungono la profondità. Il segnale più chiaro, prima del formarsi della buca, lo mostrano, però, in superficie, con la strada che, in gergo, diventa a pelle di coccodrillo.
L’arrivo della pioggia, con l’acqua che va a incanalarsi dentro questa sorta di vene, provoca poi la formazione dei crateri. Come? Semplicemente a causa della pressione. I mezzi pesanti, infatti, al loro passaggio comprimono l’acqua, poi quando si allontanano ecco che il materiale che si è sbriciolato, insieme alla forza del liquido, crea una decompressione che provoca una specie di piccola esplosione. A lungo andare, questo processo apre delle buche superficiali che, a volte, possono davvero diventare delle piccole voragini.
Come far fronte a tutto questo? Rifacendo completamente le strade a partire dalle fondamenta. Impresa che costerebbe, sull’intero territorio italiano, qualcosa come oltre 40 miliardi di euro. Di conseguenza, si preferisce continuare a rattoppare, spendendo sicuramente meno, ma non risolvendo mai il problema. Come spesso accade in Italia.
Non è impossibile distinguere un testo generato dall’intelligenza artificiale rispetto a uno scritto da una…
Avete notato che in Italia i film al cinema escono sempre di giovedì? Come mai…
Avete mai pensato al motivo per cui le montagne russe si chiamano così? C’entra la…
Inizia la seconda metà del mese, ecco che cosa ci dice l’oroscopo dal 16 al…
Come mai nelle strade ci sono limiti di velocità diversi e come vengono stabiliti? Questo…
La petunia sta arrivando alla fine della sua fioritura, ma ecco alcuni consigli su come…