Albert Einstein, il 20 marzo del 1916, pubblicò, sulla rivista accademica Annalen der Physik, la teoria, da lui elaborata, sulla relatività generale e nulla fu più come prima.
Uno dei più grandi geni della storia dell’umanità. Riconosciuto come la mente più fervida di tutto il Novecento. Non solo in ambito fisico, ma anche come politico, pensatore e filosofo. Albert Einstein, l’uomo dalle tre nazionalità, che ha condizionato, con le sue teorie, la storia del secolo appena trascorso. Ebbene, in pochi sanno che Einstein ha vissuto una piccola porzione della sua vita in Italia, in particolare vicino a Pavia, in un palazzo storico che ha ospitato altri illustri personaggi prima di lui.
Un palazzo storico, costruito nel XV secolo che, probabilmente, non avrebbe mai immaginato di poter essere dimora di grandi pensatori della storia dell’umanità. Situato a Pavia, si chiama Cornazzani, dal nome della famiglia che lo ha fatto costruire. Un casato nobile dell’epoca, che lo ampliò sul primo progetto originario, edificato dalla famiglia Beccaria.
Sarà il destino oppure no, questo non potremo mai saperlo, ma, fin dall’inizio, ebbe tra i suoi ospiti dei nomi importanti. Il primo fu il governatore di Milano, Antonio de Guzman, poi arrivò, a inizio 1800, Ugo Foscolo. Fu la sua dimora negli anni dell’insegnamento a Pavia. Ancora oggi, per gli abitanti della città lombarda, il palazzo è definito come “Casa del Foscolo”.
Alla sua morte, divenne quasi inevitabile dedicare a lui anche la via in cui sorge l’edificio. Dopo alcuni decenni, arrivò a vivere a Palazzo Cornazzani una giovanissima Ada Negri. Una delle più grandi poetesse che l’Italia abbia mai avuto. Passò la sua infanzia e l’adolescenza proprio sotto i portici di quell’abitazione in cui aveva soggiornato quel Foscolo che fu proprio uno dei suoi modelli. Insomma, si può dire che ne respirò a pieni polmoni la sua influenza.
Infine, dopo la partenza della famiglia Negri per Milano, fu Albert Einstein a trasferirsi presso il palazzo. La sua residenza fu breve, meno di un anno, quando il padre Hermann assunse la direzione di una fabbrica che produceva macchine elettriche in città. Un edificio, dunque, in cui hanno dimorato alcuni dei più grandi pensatori degli ultimi secoli. Così diversi, forse, tra loro, ma capaci di ricercare l’ispirazione anche sotto quei portici, ancora oggi visitabili. Un patrimonio della cultura lombarda, e pavese in particolare, visitabile, magari, in una delle tante gite fuori porta che si organizzeranno nelle prossime settimane.
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