Luigi Riva, per tutti Gigiriva, per i sardi Giggirriva. La sua scomparsa improvvisa ha commosso l’Italia. La sua amata Sardegna gli ha riservato, giustamente, onori da capo di stato, nei funerali svolti mercoledì.
In fondo, un po’ lo è stato. Con il Cagliari degli anni Settanta ha acceso i riflettori su una terra che pochi italiani conoscevano realmente. La sua vittoria sul campo, con una squadra dapprima portata in serie A, per la prima volta, poi, addirittura, allo scudetto solo sei anni dopo. La sua scelta di rimanere fedele al Cagliari, nonostante le grandi storiche, Juventus, Inter e Milan, fossero pronte a costruire i classici ponti d’oro per averlo con sé. Questo e molto altro è stato Riva.
Raramente un personaggio pubblico si è così identificato con una città e con un popolo. Quasi mai, poi, se la sua origine era totalmente diversa. Sì, perché Luigi Riva non è sardo di nascita, ma ha visto la luce ed è cresciuto in un piccolo paese in provincia di Varese. Lì ha cominciato a dare i primi calci a un pallone. Lì si è fatto notare prima di approdare al vicino Legnano e di volare, dopo solo una stagione, verso la Sardegna.
Oggi, Leggiuno è meta di pellegrinaggio di molti che vogliono vedere dov’è cresciuto il bomber più prolifico della storia della Nazionale Italiana.
Un paese di meno di 4mila abitanti che si affaccia sul Lago Maggiore, proprio di fronte alle Isole Borromee. Piccolo, con le sue case ammassate, le strette viuzze, i saliscendi con alcuni splendidi affacci sul panorama circostante.
Dopo una doverosa visita esterna alla casa natale di Rombo di Tuono, sicuramente non può mancare la salita verso l’Eremo di Santa Caterina del Sesso, il simbolo di Leggiuno. Un piccolo monastero antico che è stato costruito a strapiombo sulle acque del lago. Prende il nome dalla cappella presente nella chiesa e dedicata a Santa Caterina d’Egitto. Fu Alberto Besozzi, diventato eremita dopo essersi salvato da un naufragio, a costruire questa struttura.
La chiesa dei Santi Primo e Feliciano è l’altro monumento religioso presente sul territorio del comune di Leggiuno assolutamente da vedere. Si tratta di una piccola struttura, edificata nel nono secolo e successivamente ristrutturata intorno al 1600. Il campanile romanico in pietra, invece, è stato elevato poco dopo l’anno Mille.
A Leggiuno si può arrivare direttamente in battello, perché rappresenta una delle tante stazioni di sosta delle imbarcazioni che, ogni giorno, solcano il Lago Maggiore. In questi giorni è listata a lutto per la scomparsa del suo cittadino più illustre. Quando la tristezza svanirà, è auspicabile che vengano studiate iniziative per ricordare il grande Gigi Riva.
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