Gli scavi di Pompei continuano ancora oggi e nonostante sia trascorso tanto tempo si scoprono ancora reperti molto interessanti.
La scoperta (o meglio, la ri-scoperta) di Pompei è davvero lontana nel tempo, perché avvenne nel 1599, ma per cominciare a scavare e scoprire cosa ci fosse realmente si dovette attendere il 18esimo secolo, quando le indagini archeologiche riguardarono sia Ercolano che appunto Pompei.
Da quei primi scavi sono state scoperte cose affascinanti ma anche “truci” e si è potuto comprendere quanto fosse stata devastante l’eruzione che uccise una città intera e spazzò via in un batter d’occhio una cultura ricchissima.
In un primo momento infatti gli abitanti di Pompei videro “solamente” una pioggia di lapilli di pomice, e ne sottovalutarono la pericolosità. La pomice in poco tempo ricoprì le strade e tutti gli spazi tra una casa e l’altra, e si poggiarono sui tetti. Questi, per il troppo peso, cominciarono a crollare e ci furono le prime vittime. Di tutte le persone morte sepolte vive, oggi rimangono gli scheletri.
Ciò che avvenne dopo la pioggia di lapilli fu ancora più devastante: i flussi piroclastici, ovvero nubi roventi, investirono ogni angolo della città, incenerendo all’istante tutte le persone; la cenere, poi, solidificandosi, ha dato forma ai corpi non solo umani ma anche di animali, piante e ovviamente gli oggetti delle case.
Qual è il segreto degli scavi di Pompei che tutti dovrebbero sapere prima di visitare il sito archeologico
Come possiamo intuire, per effettuare gli scavi e le indagini gli archeologi utilizzano diverse tecniche. Queste, nel tempo, si sono perfezionate, permettendo di scoprire non solo dei reperti ma tutta la tragedia che investì i cittadini in quel terribile evento nefasto.
Gli archeologi gettano delle colate di gesso negli spazi e vuoti d’aria che si sono formati naturalmente dai corpi decomposti. Quando il gesso si asciuga si può cominciare a scavare e portare alla luce le forme create tramite i calchi di gesso.
È come se si realizzasse un’istantanea in 3 dimensioni di quello che è successo alle persone mentre morivano. Il calco di gesso, infatti, riproduce in maniera impressionante ogni minimo dettaglio: la piega del vestito, le espressioni dei volti, le rughe e segni delle mani, che sembrano ancora colme di sangue circolante.
Ad oggi questa tecnica ha permesso di ricreare circa 100 calchi. Non tutti forse immaginano che questi calchi sono in realtà non delle riproduzioni, ma le persone in carne e ossa che morendo hanno lasciato un segno indelebile, venuto a galla tramite appunto il gesso. Ecco il segreto che tutti dovrebbero conoscere prima di visitare il sito di Pompei: i calchi sono persone e non statue.