Il Rinascimento è uno dei periodi più importanti dell’arte. Protagonisti contemporanei, a Firenze, due dei più grandi geni che abbiamo messo piede sul pianeta Terra.
Due galli in un pollaio. Due dei più grandi geni dell’umanità, nati e vissuti nello stesso periodo. Si stimavano, forse. Di certo, però, non si amavano, anzi. Il 6 marzo del 1475 nasceva Michelangelo Buonarroti. Scultore, pittore, architetto, poeta e, verrebbe da dire, chi più ne ha più ne metta. Semplicemente un artista geniale. Nato a Caprese, in provincia di Arezzo. Oggi nota nel mondo come Caprese Michelangelo. Inutile spiegare il perché.
Dall’altro lato, Leonardo di Ser Piero, per tutti da Vinci. Nato 23 anni prima, nel 1452. Un altro genio che il mondo ci invidia. Pensare che due personaggi di questo spessore possano essere nati a brevissima distanza tra loro è davvero incredibile. Senza contare che, in quel periodo, nacquero anche artisti dello spessore del Botticelli, del Perugino e del Ghirlandaio. Per non parlare di Raffaello, nato nel 1483.
Ecco, quando Michelangelo nacque, Leonardo, ventitreenne, viveva già a Firenze, frequentando la bottega del Verrocchio. I suoi disegni si stavano già facendo largo tra gli artisti dell’epoca. Del suo talento si stava cominciando a parlare in tutta la città.
Potremmo tranquillamente dire che durante l’infanzia del Buonarroti, il Da Vinci iniziava la sua epopea, che lo portò a essere considerato tra i più grandi geni della sua epoca.
Impegnato in tantissimi progetti, un vulcano di idee, dal carattere, però, piuttosto incostante. Insomma, fosse nato oggi, probabilmente ne avremmo più analizzato i lati oscuri che non l’immenso talento.
Non che Michelangelo avesse un carattere semplice, anzi. Si dice che fosse un uomo irascibile, ben conscio delle proprie capacità. Non solo, estremamente permaloso e costantemente insoddisfatto. Quando due geni di queste proporzioni si incontrano, è probabile che non sia tanto l’invidia il sentimento preponderante, ma una sorta di eccessiva ammirazione. Una sorta di inconscio desiderio delle straordinarie capacità dell’altro. A questo deve aver pensato Leonardo quando vide l’opera massima di Michelangelo. Il suo straordinario David.
Una scultura nata da un blocco di marmo di scarto, che è entrata di diritto tra le opere più belle concepite da mano d’uomo. Ebbene, quando fu il momento di decidere dove questa dovesse essere collocata a Firenze, Leonardo provò a far passare una mozione. Questa prevedeva che venisse esposta in una nicchia nascosta della Loggia di Piazza della Signoria. Era il 1504, il talento fulgido e giovane di Michelangelo, contro un Leonardo che viaggiava spedito verso i 60 anni. Il consiglio degli anziani dell’epoca, però, bocciò la proposta del genio di Vinci e decise di dare alla statua il miglior palcoscenico possibile. Fu posta, infatti, di fronte a Palazzo Vecchio, il centro nevralgico della Firenze del tempo. Non sappiamo esattamente come reagì Leonardo di fronte a questa decisione. Forse, in un primo momento, si risentì, ma, essendo un cultore del bello, crediamo che, in fondo, dentro di lui, sapesse che mai scelta sarebbe stata più azzeccata.
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