Hai mai sentito parlare di eccitazione condizionata? Ne soffrono sempre più persone, ed è più comune di quel che si pensa. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Rispetto a qualche anno fa, oggi facciamo un utilizzo frequente di dispositivi elettronici, sia a lavoro che a casa, quando ci rilassiamo. Il problema si pone quando ne facciamo un uso improprio o eccessivo, poiché può portare a disturbi più o meno condizionanti. Uno di questi casi è, senza dubbio, l’eccitazione condizionata.
Questo particolare disturbo può accompagnarci anche per lunghi periodi della nostra vita, influenzandone la qualità e il nostro benessere. In che modo? Qui vi spiegheremo per filo e per segno di cosa si tratta, come prevenirlo e come, eventualmente, eliminarlo se iniziate a soffrirne. Se avete problemi a dormire in tranquillità, siete finiti nel posto giusto.
Cos’è l’eccitazione condizionata e come prevenirla
L’eccitazione condizionata è uno stato di eccitazione dovuto a qualcosa che ci tiene svegli e in allerta. Fin qui niente di particolare, se non fosse che si verifica quando siamo a letto, stanchi morti, e impedisce di addormentarci con serenità. Si manifesta proprio quando siamo pronti per dormire, iniziando a girarci continuamente e rimanendo con gli occhi sbarrati. Purtroppo, questo non accade sporadicamente, tutt’altro. È un disturbo che tende ad autoalimentarsi, notte dopo notte, pregiudicando seriamente la nostra qualità del sonno e della vita.
Gli esperti spiegano che il problema ha un’origine soprattutto psicologica e ambientale. È sicuramente vero che una delle cause principali per la quale iniziamo a soffrire di eccitazione condizionata è l’utilizzo di dispositivi elettronici quando siamo a letto, dagli smartphone ai laptop. Questi dispositivi influenzano negativamente, già per conto loro, la capacità di addormentarsi in modo sereno, ma in realtà è il nostro cervello che attiva un meccanismo che, conseguentemente, porta all’eccitazione condizionata. Infatti, esso associa un’attività di veglia allo stare a letto, e impedisce di addormentarci per proseguire tali attività, anche quando siamo pronti a dormire.
Il modo migliore per prevenire tutto questo – ed eventualmente “curarlo” – è dunque quello di evitare a tutti i costi di utilizzare tali dispositivi a letto per tempi prolungati. In questo modo, il nostro cervello si riabituerà ad associare al nostro stare a letto l’attività di dormire, favorendone la riuscita più serenamente. Se soffrite di questo disturbo, state pur certi che le prime notti non saranno semplici, ma con pazienza e buona volontà tornerete a dormire tra due guanciali. Letteralmente.