Purtroppo, la guerra sembra far parte delle vicende umane in maniera inestricabile. È difficile per un essere umano razionale comprendere il motivo della sofferenza inutile e della morte diffusa.
Eppure, la storia ci dimostra che di guerre, purtroppo, ce ne sono sempre state. E questo a partire dalle epoche più lontane della preistoria, e combattute in qualsiasi contesto. Dalle sabbie del deserto fino alle vette innevate della Alpi durante la Prima guerra Mondiale. D’altro canto, conoscendo i fatti del passato possiamo comprendere meglio il Mondo, e gli uomini che l’hanno popolata. Per esempio, conoscevi la guerra più corta della storia? Un triste record, visto che è durata meno di un’ora, e nonostante questo ha fatto morire più di 500 persone.
Evidentemente un atto di bellico tra due Stati di così breve durata deve essere collegato alla schiacciante superiorità di un esercito su di un altro. D’altro canto, anche pochi colpi di cannone possono abbattere le resistenze del nemico, quando questi non ha più armi simili a disposizione. La guerra tra il Sultanato di Zanzibar e la Gran Bretagna non solo si è risolta nel corso di una sola giornata, ma addirittura nel giro di 38 minuti. L’anno era il 1896. Lo stesso, per gli amanti della storia, in cui l’esercito coloniale in Italia veniva sconfitto tra Eritrea ed Etiopia nella battaglia di Adua.
Ancora più a sud in Africa, nell’isola di Zanzibar (oggi parte della Tanzania) la successione del Sultano divenne la causa di una guerra. La salita al trono del giovane Khālid bin Barghash, infatti, fece sobbalzare gli Inglesi. Questi avevano formato un protettorato sull’isola con il predecessore. E sostenevano di avere, secondo un accordo firmato con il Sultano precedente, diritto ad esprimere il proprio consenso alla nomina del nuovo Sultano. Poiché questo non avvenne, gli Inglesi ritennero che fosse il caso di aprire il fuoco. Così, le navi ormeggiate fuori dal porto iniziarono a cannoneggiare la costa al termine di un ultimatum. In pochi minuti colpirono il palazzo del Sultano, che prese fuoco. Poco dopo, colpirono anche la torre che custodiva tutta l’artiglieria difensiva, distruggendola. Nel giro di 40 minuti venne alzata una bandiera a simbolo di resa.
Gli Inglesi stilarono anche un report dettagliato dei pochi colpi sparati: circa 500 palle di cannone, 1000 proiettili di fucile e 4000 delle mitragliatrici. Come se non bastasse, circa 500 persone morirono a seguito dell’incendio presidenziale. Erano perlopiù disperati e civili assoldati dal Sultano per provare a resistere agli attacchi. La resa fu consequenziale. Già nel pomeriggio Hamud bin Muhammed, favorevole agli inglesi, era stato nominato sultano. E l’isola divenne del tutto un protettorato britannico. Se non fosse per questo triste record oggi probabilmente nessuno ricorderebbe questa brutta pagina di storia.
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