Raùl Gabriel è un artista argentino di origine italiana. Nato a Buenos Aires nel 1966, si divide attualmente tra Londra e Milano dov’è particolarmente attivo con le sue opere. Quest’ultime sono state esposte in sedi di assoluto prestigio e rilievo come ad esempio presso la Fondazione Mudima di Milano nel 2003, alla Quadriennale di Roma 2003-2005; a Londra alla Broadbent Gallery nel 2006, a Berlino e Miami nel 2008-2009. Gabriel è stato anche premiato alla Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma per il suo progetto Silkocoons all’EXPO mondiale di Shangai 2010.
Artista visivo ma non solo. Al suo lavoro che potremmo definire di base ha affiancato l’ideazione di concept architettonici come il già citato Silkocoons che hanno ottenuto riconoscimenti importanti. Nel corso dell’esperienza a Shangai nel 2010, in occasione dell’EXPO mondiale, ha avuto modo di presentare il suo ambizioso progetto. Nella Via della Seta, da Gabriel rappresentata, c’è la storia dell’essere umano con le relazioni e le connessioni tra differenti stati e nazioni. Se ci pensiamo, il baco da seta incarna proprio l’essenza di tutto ciò: i bozzoli con la loro forma avvolgente e protettiva, la loro struttura connessa e il risultato finale altro non sono che una metafora della società umana e delle loro connessioni. Il bozzolo, insediamento produttivo del baco, è il primo motore originario ed originale della Via della Seta.
Il rapporto tra passato e presente trova il proprio emblema nel rapporto che può esistere tra la fibra della seta e la fibra ottica. La prima collega e protegge i bozzoli, la seconda potenzia la società tecnologica. Le fibre ottiche di oggi sono quelle che trasportano l’informazione sono qui presenti come una tessitura di seta cablata, che circonda e integra edifici simili a bachi e bozzoli. Mentre lo scambio di informazioni avviene attraverso le fibre ottiche, il movimento delle persone tra gli edifici è permesso da una rete di vie di trasporto sopraelevate. Man mano che da oriente si arriva ad occidente i bachi aumentano di numero così come diventano ancora più complicate le loro connessioni in linea con lo sviluppo delle società che entrano in relazione.
Il singolo baco dotato di fibra proprio rappresenta la nascita, l’origine e la speranza che si porta dentro mentre le connessioni degli insediamenti dei bachi più articolate diventano un linguaggio che si completa, nell’espressione del grado di interazione e progresso di ogni sito. C’è una sola fibra ottica che attraversa tutta la Via della Seta mettendo così in relazione tutti i siti. I Silkocoons diventano in questa maniera un monumento al nostro desiderio recondito di conoscere le radici essenziali della nostra società. Il risultato? Arriviamo a comprendere, tramite questo percorso ideale, che non esiste alcuna Via della Seta senza bachi.
Particolarmente degna di nota, nel lungo operato di questo artista italo-argentino classe 1979, è anche la libera reinterpretazione della Via Crucis portata a Romanengo (Cremona), nella Sala mostre nei sotterranei della Rocca dall’11 al 17 aprile 2017. La potremmo definire una Via Crucis contemporanea, dove a essere protagonista non è il simbolo dello strumento del martirio ma il corpo. Il critico d’arte Stefano Castelli definì così il lavoro di Gabriel: “La sua Via Crucis racconta le vicissitudini della forma per affrancarsi da una logica binaria che la oppone al contenuto. Si manifesta così la persistenza di una forma astratta ma non completamente disincarnata”. Altra esperienza significativa dell’artista fu quella all’interno della struttura ospedaliera Fondazione Poliambulanza nella quale ha assorbito tutte quelle emozioni che pervadono l’interno di un nosocomio tra ansie, paure, gioie e tensioni. Il suo “Seven acts of medicine” è stato una sorta di laboratorio nel laboratorio, un work in progress, nato dal dialogo, da una riflessione dinamica e dall’esperienza del porsi in ascolto: ne è scaturito un percorso artistico non comune, in nessuna maniera illustrativo né tanto meno didascalico.
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