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Confessioni

La famiglia Savoia vende piatti, mobili e perfino una moto. Ma vuole indietro i gioielli

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Una rendita di posizione che genera utili, e soprattutto un singolare mito e un marchio legato al fascino della tradizione, malgrado tutto.

L’importo delle offerte libere, nell’asta che a fine anno si prepara da Christie’s, indicherà il valore aggiunto delle suppellettili dei Savoia. Che gusto avrà il the bevuto con il servizio della regina Elena? Il martello del banditore metterà a disposizione oggetti di pregio, d’uso quotidiano e di notevole gusto, adatti a collezionisti che sanno custodirli e apprezzarli. Compresa quella moto MV Agusta che per Filiberto è una tentazione pericolosa, non sentendosi più in grado di guidarla come si deve.

Emanuele Filiberto al funerale di Silvio Berlusconi – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Possederli, per gli interessati, sarà un privilegio e un onore, trattandosi di una casa reale, per quanto decaduta. E quei piatti donati dalla regina Vittoria d’Inghilterra a re Vittorio Emanuele II, con lo stemma di famiglia? Il design ha un fascino straordinario, poiché restituisce i criteri estetici dell’epoca, col loro carico di tendenze sociali. Appunto come i mobili disegnati dalla madre di Emanuele Filiberto, con la loro vitalità futuristica.

Suppellettili dall’aura fascinosa cercano padrone

In tutto, andranno sotto il martello di Christie’s dei beni stimati in 100-150mila franchi svizzeri. Non troppo, ma è il mito che conta. I prossimi proprietari potranno vantare anche l’acquisto di quadri di Roy Lichtenstein, l’artista statunitense che ha abbinato i personaggi dei fumetti a degli sfondi astratti, ottenendo colori squillanti ma non aggressivi. Poi ci saranno sedie, un originale mobile bar, un grande tavolo di marmo che si trovava al centro della casa di Vesenaz, alla periferia di Ginevra, dove i Savoia hanno vissuto in esilio.

Filiberto durante la fondazione di Casa Reale Holding nel 2022 – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Quella casa è diventata troppo grande: per i genitori di Filiberto (Vittorio Emanuele e Marina Doria) è tempo di trasferirsi a Gstaat. L’età fa sentire il suo peso, come succede a tutti gli anziani. E così i reali mancati, quel lapsus della storia che sono i Savoia, hanno deciso di dire addio – a buon prezzo, come s’intuisce – agli oggetti che non usano più. Candelabri, piatti, una cassapanca, coppe, un vaso Venini, statue, anche un tondo con il profilo di Vittorio Emanuele III.

Tutto ciò che a un re mancato non serve più

Soprammobili che ben pochi usano ancora: fanno parte di un modo di organizzare la vita domestica già segnato inesorabilmente dal tempo. Eppure la bellezza di quei pezzi pregiati può ancora esaltare i sensi sofisticati dei nostalgici. E’ la democrazia che, invece, ha l’inestimabile pregio di mettersi continuamente in dubbio, se è la soluzione giusta o no, e come vada corretta, poiché va costantemente riformata.

Contro la povertà educativa ecco la Fondazione Mus-e – lintellettualedissidente.it Ansafoto

I Savoia di tanto in tanto tornano all’onore delle cronache riuscendo a evocare l’antico fascino di uno stile di vita fuori dall’ordinario, e contemporaneamente a sfoderare la loro irrisolta conflittualità con lo Stato italiano. Non sono più re, non vogliono essere ridotti al rango di semplici cittadini. E così cercano nuova vita attraverso la moda. Ci si potrà sentire più o meno aristocratici usando la Carta Reale, una banca online e una carta di credito che i Savoia inseriranno nel circuito Mastercard. Hanno già tutti i permessi che occorrono. Il design sarà certamente all’altezza delle attese, anche in questo caso, ci si può giurare.

La moda offre sempre opportunità insperate

La catena di ristoranti Prince of Venice è stata inaugurata già prima della pandemia e potrà essere lanciata più efficacemente tra qualche mese, con un’apertura a Riad e in altre sedi, come annunciato da Filiberto. L’auspicata fine della guerra d’Ucraina darà impulso all’economia, con opportunità di successo migliori di oggi. La moda poi ha la forza di donare vita, presunta ma sfavillante, a sembianze e illusioni che vita non hanno più.

Intitolati due viali a Umberto II e Maria Josè a Roma nel 2012 – lintellettualedissidente.it Ansafoto

L’ultimo re d’Italia, Umberto II detto “re di maggio”, per la breve durata della sua carica, annullata dalla vittoria referendaria della repubblica, nel 1946, ha evitato di trasmettere i suoi titoli a tutti i membri della Casa Savoia, con una sola eccezione. Quella di Principe di Venezia, trasmesso oralmente al nipote Emanuele Filiberto nel giorno del suo battesimo, nel 1972. Di qui l’importanza simbolica che riveste quel che è diventato il brand di una catena di ristoranti. Umberto II sperava infatti, come riferito dalla regina Maria José, che un giorno il nipote avrebbe avuto la corona in testa.

Cose che nemmeno Christie’s può vendere

Libri appartenuti ai re, quadri antichi e argenteria non si toccano: restano fuori dalla portata dei colpi di martello di qualunque casa d’aste. Emanuele Filiberto se ne guarda dal privarsene, annunciando che li conserverà accuratamente nelle sue residenze. Piuttosto, il presunto erede della corona vuole battersi in sede civile per riprendersi i gioielli che ancora si trovano nel caveau della Banca d’Italia.

All’avvento della Repubblica, lo Stato ha sequestrato agli ex re, alle loro consorti e ai discendenti maschi, i beni esistenti sul territorio nazionale, come dice la Costituzione nella Disposizione Transitoria XIII. L’erede della casa però vuole che sia accettata la distinzione fra i beni appartenuti ai capi di Stato come tali e i beni di proprietà della famiglia in quanto famiglia. E chiede lo stesso trattamento ricevuto dagli eredi di case reali in altri Paesi, come in Russia.

Un desiderio inconfessato in fondo al cuore

Ci si può immaginare il frastuono dei massmedia, se mai la famiglia vincesse una causa civile contro lo Stato. Il desiderio dei Savoia, dopo aver ricomposto la contestazione fra i due rami della Casa grazie alla nascita di Filiberto, è cancellare l’onta dell’esilio e ripristinare l’onore di un tempo. Riabilitando perché no il re in fuga alla chetichella durante la seconda guerra mondiale. Ben si comprende quanto sia vorace e rancorosa la voglia di spazzar via le conquiste storiche delle forze che hanno costruito la democrazia in Italia.

Con la legge costituzionale del 2002, varata grazie al governo Berlusconi II, Filiberto ha potuto varcare i confini e partecipare a più d’una iniziativa pubblica in Italia, come la benefica fondazione Mus-e, oltre ai programmi tv che l’han visto protagonista o conduttore. Nel novembre 2022 il monarca mancato ha fondato Casa Reale Holding. Progetto finanziario con ambizioni d’incisività sociale. Fra l’altro, sono state acquistate tre squadre di calcio. In particolare, il “non re” vorrebbe il Savoia Calcio presto in serie B. E si sa quanto il calcio sia veicolo di promozione sociale, e in ultima analisi, politica.

 

 

 

 

 

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