Morwenn Moguerou, in arte Ema Stokholma, denunciò gli abusi e le violenze della madre nel 2020. La sua biografia ricevette ottimi feedback.
Trasformare le proprie sofferenze in arte rappresenta un processo emotivo molto profondo, un percorso arduo alla scoperta di se stessi. Morwenn Moguerou, conosciuta come Ema Stokholma, ha denunciato le violenze subite in età infantile nell’opera autobiografica Per il mio bene, progetto che le valse il Premio Bancarella. Una giovinezza caratterizzata dall’aggressività e instabilità della madre, accompagnata dalla totale assenza di una figura paterna presente ed affidabile. Nasce nel 1983 da una semplice e superficiale infatuazione, la donna che l’ha messa al mondo presenta evidentemente un inspiegabile sentimento di odio per i suoi figli.
Lividi, urla, fughe in strada per cercare una mano amica – Ema scappa di casa a 15 anni, senza mai voltarsi indietro. Raggiunge il padre in Italia e rimane a vivere con lui per pochi mesi, conquistando l’indipendenza ancora minorenne. Inizia a lavorare come modella per Dolce & Gabbana, Fendi, Versace e Valentino, dopodiché debutta nel panorama televisivo e radiofonico italiano. Grazie al programma Jump! Stasera mi tuffo, la conduttrice ha la possibilità di incontrare una giovane ragazza, destinata a divenire sua amica di lunga data, Andrea Delogu.
E’ proprio la collega a consigliarle di rivolgersi ad uno psicologo, una scelta che le permette – per la prima volta forse – di affrontare quanto accaduto nel fiabesco paesino francese, divenuto con il tempo la location di un incubo ad occhi aperti. Qui, Ema rivela i soprusi subiti, oltre che il tentativo di istigazione al suicidio da parte della donna che invece avrebbe dovuto proteggerla dai mali del mondo.
Ema Stokholma torna sul luogo dei suoi incubi più profondi
Romans-sur-Isére: per molti un romantico paesino francese situato nella regione dell’Alvernia Rodano Alpi, per Ema il luogo ove si consumarono i suoi incubi più dolorosi ed inquietanti. La conduttrice è tornata nella località dove la sua storia ebbe inizio, accompagnata dalla suo compagno di vita. Galeotto fu Ballando con le stelle, grazie al quale Morwenn conobbe Angelo Madonia: “Mi ha aiutato a trovare il coraggio” – racconta – “è una persona molto sensibile. Prima di questo ritorno a casa, avevo un blocco”. Vomito e febbre, questo l’effetto che quel ponte provocò alla giovane scrittrice.
Quando aveva 9 anni, Ema stava passeggiando con la madre lungo il fiume. Una volta raggiunto il ponte che collega le due sponde del paesino, la donna si è scagliata contro sua figlia, cercando di convincerla a gettarsi nell’Isère. Un passante, senza rendersene conto, le ha salvato la vita. Ha riconosciuto la madre da lontano ed ha iniziato a parlare con lei. Quest’ultima si è dunque distratta, abbandonando il tentativo di istigazione al suicidio attuato brutalmente su sua figlia. “Le violenze erano parte del nostro quotidiano” – “L’indifferenze che trovavamo fuori, di fronte ai lividi e alle urla, è stata colpa di tutti”.
Ema ha rivisto l’appartamento della sua infanzia ed ha vissuto nuovamente i periodi più bui che hanno caratterizzato le prime fasi della sua esistenza. Un percorso di catarsi che le ha consentito di abbandonare finalmente l’ansia e l’angoscia. Stokholma ha raccontato di aver incontrato nuovamente la madre, scomparsa qualche anno fa a causa della leucemia. Non l’ha mai perdonata e probabilmente non lo farà mai.