L’ “Ergastolo Ostativo” è un regime penitenziario per il quale i condannati per determinati reati di stampo mafioso, perdono la possibilità di godere dei benefici del regime carcerario. Questo avviene nel caso si rifiutino di collaborare con gli inquirenti e con la giustizia o se la loro collaborazione risulta ininfluente.
Questa misura particolarmente rigida risulta una condanna nella condanna, o come dice Papa Francesco “una condanna a morte mascherata”.
Viene attribuita ad una richiesta del giudice Giovanni Falcone, per giustificarne la validità, ma in realtà non è affatto così.
Vediamo nello specifico in cosa consiste questa misura detentiva straordinaria e perchè ultimamente si è parlato tanto dell’ergastolo ostativo e del caso Viola.
I reati di cui parliamo per l’applicazione di questo regime carcerario sono particolarmente efferati:
tutti di stampo mafioso o terroristico.
Il reo, anche dopo molti anni di pena scontata e quindi di carcere, non ha diritto a nessuna mitigazione del sistema carcerario se non mette in atto nessuna collaborazione con la giustizia e se non dimostra di essersi completamente staccato dall’ambiente mafioso e dalle relazioni con le organizzazioni criminali organizzate.
Anche dopo molti anni di prigione secondo il regime dell’ergastolo ostativo, il condannato non potrà usufruire di permessi premio, lavori esterni e sconti di pena. Questo anche se risulterà stato partecipativo delle attività di recupero e aver condotto la sua vita carceraria in maniera tranquilla e propositiva.
Marcello Viola fu condannato a 4 ergastoli per una serie impressionante di reati: omicidio plurimo, associazione di stampo mafioso, rapimento, detenzione illegale di armi etc.
Ma chi è Marcello Viola e perché è stato condannato all’ergastolo ostativo?
Marcello Viola non fu un mero esecutore di reati, seppur impressionanti. Egli era a capo di alcune famiglie ‘ndranghetiste e fu uno dei mandanti del famoso “venerdì nero” della faida sanguinosa e cruenta di Taurianova. Il 3 maggio del 1991, quando già da anni nella piana di Gioia Tauro si viveva nel terrore della faida tra famiglie ‘ndranghetiste, furono commessi in sequenza 4 efferati omicidi. Tra questi quello di Giuseppe Grimaldi che fu decapitato e con la sua testa, nella piazza del paese gli assassini giocarono a tirassegno.
Quando Marcello Viola fu arrestato durante il processo che lo riguardava, il processo “Taurus” si rifiutò di collaborare con la giustizia, motivando la sua scelta con la paura di ritorsioni e violenze contro la sua famiglia.
Dopo le condanne definitive il mafioso Marcello Viola ha trascorso gli anni in carcere senza (a suo dire) avere più contatti con la malavita e con la ‘ndrangheta calabrese. Ha condotto una vita carceraria esemplare e ha conseguito due lauree.
Nonostante la sua condotta esemplare e numerose prove che avesse tagliato tutte le connessioni con la mafia calabrese Marcello Viola ha visto respinte tutte le richieste di usufruire di sconti della pena e di godere di benefici penitenziari nonostante fossero trascorsi venti anni dalla sua reclusione.
Tramite il suo legale decide di fare ricorso alla C.E.D.U. ovvero alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo accusando l’Italia di violazione degli artt. 3 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, articoli che stabiliscono i principi della tortura, dei trattamenti inumani e degradanti e del rispetto della vita privata e familiare.
Viola infatti ha addotto alla sua non collaborazione con la giustizia il timore di ritorsioni sulla famiglia.
La Corte Europea di Strasburgo dà ragione al mafioso Marcello Viola.
Come poi in effetti era accaduto anche con la Corte Costituzionale.
L’ergastolo ostativo va in contrasto con La Convenzione Europea Per i diritti dell’Uomo facendo venire meno la funzione educativa della pena e stabilendo una “fine pena mai” assimilabile alla tortura.
Il Governo Meloni e il Parlamento stanno provvedendo con gli atti di questi ultimi mesi alle correzioni della legge sull’ergastolo ostativo secondo le direttive della Consulta dopo la sentenza a favore del mafioso Marcello Viola.
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