10 ottobre 1985. Questa fu una notte che si potrebbe ricordare proprio col riferimento di Craxi e Sigonella, la notte in cui in Italia, purtroppo, ci fu un tentativo importante ed esplicito di violazione di sovranità.
Craxi all’epoca era la figura di spicco della politica italiana, il Presidente del Consiglio, nonché segretario del Partito Socialista.
In seguito a quella notte, anche ricordata come “la notte di Sigonella” in Italia si aprì una importante crisi di governo e Craxi si trovò davanti l’impellente necessità di prendere decisioni di grande responsabilità per il paese.
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La cosa particolare fu che queste decisioni dovettero essere prese in tempi molto brevi, senza la possibilità di fermarsi troppo a riflettere o a fare piani strategici.
Sul tavolo c’era il bisogno, ormai palese, di andare a coniugare i principi di giustizia internazionale con gli interessi degli Stati Uniti a cui l’Italia era legata da vincoli di Alleanza Atlantica.
Craxi riuscì, grazie alle sue manovre a far emergere tutta la posizione strategica dell’Italia che, fino a quel momento, sembrava un paese quantomeno subordinato alla volontà e agli interessi degli alleati.
La notte di Sigonella fu la notte in cui l’Italia, finalmente, si impose sullo scacchiere internazionale come un paese che rivendicava la sua autonomia.
Alla fine degli anni ’70 si era riacceso il conflitto tra le varie potenze mondiali e l’inizio degli anni ’80 fu dunque caratterizzato da un periodo di forte tensione.
Italia, Turchia, Uk e Olanda avrebbero dovuto essere sede del collocamento di missili nucleari a media gittata in contrapposizione agli armamenti sovietici o almeno questo era il piano della NATO.
In realtà non furono anni di splendore per l’Unione Sovietica, che stava dando diversi segnali di declino, sia per questioni di politica interna che di politica estera e il suo prestigio lo stava perdendo soprattutto in Europa Orientale.
I tempi erano incerti dato un evidente periodo di transizione ancora tutto da decifrare. L’Italia in questo contesto comincia a lavorare allo sviluppo di politiche estere molto più autonome.
Tornando a Craxi, che fu il Presidente del Consiglio Italiano dal 1983 al 1987, fu esplicitamente anticomunista e forte antagonista del compromesso storico (ovvero dell’alleanza tra Partito Comunista Italiano e Democrazia Cristiana). Si concentrò molto di più sulla questione palestinese.
Il lunedì 7 Ottobre 1985 fu intercettato in Svezia (precisamente a Göteborg) un messaggio SOS radio, da una nave italiana, la turbonave da crociera Achille Lauro, che in quel momento si trovava proprio nel cuore del Mediterraneo.
Era stata dirottata da un commando di 4 terroristi palestinesi che non si fece scrupolo di prendere in ostaggio gli oltre cinquecento esseri umani a bordo con la volontà di scambiarli con cinquanta compagni palestinesi detenuti in Israele.
Erano tante le forze internazionali ad avere un ruolo nella vicenda e ad assumere una posizione e, all’interno degli stessi schieramenti politici italiani si ci muoveva in diverse direzioni.
Il presidente americano Reagan sembrava deciso ad intervenire solo ed esclusivamente su un fronte militare ma Craxi non la pensava assolutamente in questo modo e anelava ad una risoluzione diplomatica in quanto il suo primo interesse era salvaguardare la vita degli ostaggi dell’Achille Lauro.
Craxi fu decisamente amareggiato dal comportamento dei militari americani che non vollero, in quel frangente, condividere i dati satellitari che indicavano l’esatto posizionamento della nave.
Per fortuna gli sforzi diplomatici funzionarono e i sequestratori vennero persuasi a a tornare nelle acque territoriali e gli concesse un salvacondotto verso un paese arabo.
Questo chiaramente venne fatto in accordo con la volontà italiana che voleva solo avere la sicurezza che a bordo della nave non fossero stati consumati atti di violenza verso i passeggeri e verso l’equipaggio.
In realtà a bordo era già stato commesso un omicidio di un cittadino americano di origine ebraica, paralitico. Ma il capitano della nave mentì per riuscire a far portare a termine le operazioni diplomatiche. Va comunque detto che il piano di intervento militare americano non avrebbe portato ad altro che a mietere centinaia di vittime.
Intorno alla mezzanotte italiana di giovedì 10 ottobre, Craxi riceve dalla Casa Bianca una telefonata dove viene informato che gli americani sono convinti di aver intercettato l’aereo su cui viaggiano i sequestratori dotati di salvacondotto.
Gli americani chiedono all’Italia l’autorizzazione di poter atterrare, appunto, alla base di Sigonella. Questa richiesta aveva un unico scopo: quello di ripristinare la dominazione degli Stati Uniti che volevano “macchiare” l’operazione diplomatica italiana, allontanandola dal rapporto amichevole che stava instaurando con il mondo arabo.
Dimostrando che la volontà americana in tal senso contava molto di più della decisione italiana di stringere un’ alleanza con gli arabi.
Craxi autorizzò l’atterraggio dei velivoli americani ma sottolineando che l’intera gestione delle operazioni in corso sarebbe stata italiana.
Quella notte, le decisioni di Craxi furono tutte indirizzate a proclamare a gran voce l’autonomia totale dell’Italia rispetto a quella che era una evidente arroganza degli Stati Uniti, palesata nella volontà di scavalcare le decisioni del Presidente del Consiglio.
I dirottatori furono dunque consegnati alle autorità italiane allo scopo di affrontare un processo. Gli Stati Uniti durante tutto questo periodo di tempo, dal sequestro al processo, continuarono ad attentare con le loro decisioni e le loro mosse, agli interessi dell’Italia mettendo davanti i propri e soprattutto la necessità di imporre in maniera evidente il proprio potere.
In Italia, il segretario repubblicano Spadolini che era filoamericano e filoisraeliano chiese le dimissioni di Craxi che si dovette giustificare alle Camere. Si difese con così tanto fervore, e in maniera così convincente, che riuscì a rimanere al suo posto grazie anche all’inaspettato appoggio del Partito Comunista Italiano che in quel momento era all’opposizione.
In seguito Craxi ebbe un incontro col Presidente Reagan a cui confermò la sua impossibilità di poter agire in maniera diversa. Purtroppo a meno di due mesi dai fatti di Sigonella si consumò la Strage di Fiumicino: l’Italia cercò di mantenere l’alleanza con gli Stati Uniti ma questo ebbe un prezzo.
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