Prima di parlare di Ucraina e Russia e il loro scontro dobbiamo ammettere che c’è una grande verità che si possa affermare rispetto alle guerre moderne, soprattutto quelle che si svolgono coinvolgendo in maniera più diretta i popoli occidentali (e i loro media) è che un ruolo determinante viene svolto dagli strumenti di comunicazione.
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Ad oggi questi strumenti vengono utilizzati proprio da coloro che tirano i fili, non solo delle truppe, ma che in qualche modo influenzano direttamente anche gli organi diplomatici.
Nel caso della guerra tra Russia e Ucraina a utilizzare i social network sono i capi di Stato e le luci della ribalta sono direttamente puntate sui contenuti pubblicati da Zelensky e da Putin e, ovviamente, dal loro entourage.
Si sa che a Zelensky queste luci piacciono parecchio, dal momento che nasce come attore comico prima di venire eletto nel 2019 ai vertici del potere ucraino.
Non è certo il primo uomo di spettacolo che giunge a ricoprire un ruolo di potere, nel mondo ci sono stati molti esempi illustri prima di lui, soprattutto negli stati occidentali e in particolar modo negli Stati Uniti.
E questo non è un caso ma l’ennesima conferma del ruolo importante che hanno i mezzi di comunicazione nelle faccende politiche e, in questo caso, militari.
Se si va ad analizzare il circuito mediatico telematico del capo di Stato ucraino, si contano più di 6 milioni di followers su Twitter. Invece, quando si analizza l’account di Instagram è possibile contare 17 milioni di followers. Ad oggi ha anche un canale ufficiale su Telegram, con più di 1 milione di iscritti.
Il principale bersaglio dei suoi messaggi è appunto Putin o meglio il suo obiettivo è quello di andare a mostrarsi sempre presente, ai suoi connazionali e per i suoi connazionali.
Sì in passato i generali e i capi dell’esercito erano in prima fila sui campi di battaglia, oggi Zelensky dimostra che sono i più abili ad utilizzare non le armi fisiche ma quelle comunicative ovvero i social network.
La comunicazione del presidente ucraino cerca di sovvertire le idee diffuse dalla propaganda russa e vuole accattivarsi gli Stati che possono inviare aiuti o fornirli alla causa Ucraina.
Perché dovesse sottostimare il potere delle comunicazioni su Internet, basterebbe semplicemente andare ad analizzare il flusso di interazioni italiane, in piena notte, il 24 febbraio.
Si tratta della data in cui è cominciata ufficialmente la guerra in Ucraina e da quel giorno fino al 15 maggio il tag Zelensky si è ripetuto per più di 1 milione di volte scatenando 12 milioni di interazioni circa.
E non solo dalla gente comune, ovviamente le interazioni più interessanti hanno coinvolto anche cariche politiche più o meno importanti del nostro paese.
Questo significa che, se ci fermiamo all’Italia, alcune cariche istituzionali si sono viste immediatamente coinvolte e si sono esposte in merito, così come personaggi ai vertici degli organi di informazione.
I politici italiani hanno sentito l’esigenza di manifestare la loro precisa posizione in merito a ciò che stava accadendo e questo oggi ha un’importante influenza sulla politica interna oltreché sulla politica estera.
Quando invece si passa ad analizzare l’utilizzo di social da parte di Putin, non si possa dire che questo strumento venga utilizzato nella medesima maniera dell’Ucraina dove Zelensky in prima persona se ne attribuisce il merito, esponendo il suo volto e il suo nome assieme ai suoi messaggi.
Putin non ha un profilo personale, potremmo dire che “non è social” e questo suggerisce il profilo di un politico che ritiene di avere altre priorità.
D’altra parte è anche vero che la popolazione russa non utilizza i social network quanto il resto dell’Europa, ma preferisce il canale televisivo come mezzo di informazione principale.
E questo forse è il motivo principale per cui il leader russo non ha dato una rilevanza così determinante a Internet.
Cogliendone invece il senso più sottile, ovvero quanto possa spostare l’opinione pubblica internazionale piuttosto che quella nazionale, ha esercitato un tipo di controllo differente.
Andando a bloccare account e siti internazionali (Roskomnadzor ne ha chiusi più di 400mila) che vanno a dare delle informazioni che smentiscono o contrastano la propaganda russa.
L’obiettivo di Putin è quello di esercitare un controllo totale, anche sulle piattaforme social e quindi promuovendo la nascita di social network che possa controllare direttamente.
Comunque non può avere il controllo dei social network e non può contrastare tutti gli hacker di Anonymous. Da questo punto di vista è giusto ritenere che la battaglia dei media, per come stanno le cose oggi, Putin l’ha già persa.
In realtà un’altra cosa che è importante dire è che tutte le parti coinvolte e le fonti che partecipano al dialogo non si può certo dire che siano neutrali, anche i social network censurano moltissimi messaggi che, in una certa misura, ritengono non allineati col pensiero della civiltà occidentale.
Purtroppo il punto debole della comunicazione su Internet è la possibilità di manipolare in maniera anche piuttosto semplice le fonti, come ad esempio le fotografie che spuntano e che chi sa chi ha fatto, dove, quando e perché.
Oggi ognuno può dire quello che vuole senza essere smentito, può mostrare ciò che vuole senza che in tanti mettono in dubbio la provenienza di quella determinata foto scattata da un cellulare.
C’è chi sostiene che più che parlare di informazione, i social network possono portare disinformazione, dal momento che la maggior parte delle notizie potrebbero essere fake.
È più corretto parlare di “comunicazione rapida” piuttosto che di informazione.
Quest’ultima richiederebbe dei filtri, dei controlli, oltre che delle persone che siano anche in grado di andare realmente a contestualizzare ciò che viene scritto e pubblicato, avendo una padronanza della situazione tale da poter redigere una narrativa corretta e imparziale.
Ma questo che significa che sostanzialmente l’andamento della guerra è un po’ affidato al polso del momento, a qualcosa che nessuno è in nessun senso può realmente controllare.
Ogni persona è in grado poi di andare a fare le sue dovute verifiche, nel caso lo desiderasse.
Ma la verità è che sono in tanti a non prendersi la briga di farlo, abituati come siamo tutti a scorrere rapidamente quello che leggiamo senza soffermarci, passando alla notizia successiva.
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