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Ars Disputandi

Kémi Séba e il Panafricanismo moderno

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Conosciamo Kémi Séba, personaggio particolare delle lotte per gli afrodiscendenti e vediamo come è arrivato ad essere uno dei principali promotori del Panafricanismo moderno

Chi è Kémi Séba?

Kémi Séba nasce a Strasburgo nel dicembre del 1981 da genitori beninesi poi naturalizzati francesi. Nasce quindi come immigrato di seconda generazione, afrodiscendente, categoria che sarà al centro della sua dottrina. La sua azione per lo più filosofica dei primordi infatti mira proprio all’affrancamento degli immigrati di seconda generazione delle ex colonie francesi.

Il suo desiderio di recuperare l’identità africana di una generazione persa dietro la voglia di integrarsi con il mondo occidentale è il primo passo del suo percorso politico e rivoluzionario. Egli infatti nota come i suoi coetanei e conterranei soffrano il disadattamento nella capitale francese nella quale si era trasferito. Da qui parte la voglia di rivoluzione e di vendetta contro l’Occidente, il neocolonialismo monetario e il controllo economico e culturale dell’Africa.

I Primi passi verso il Panafricanismo di Kémi Séba

Le osservazioni di partenza e l’analisi sociologica e antropologica di Kémi Séba che lo porteranno ad essere un esponente del Panafricanismo, erano certamente corrette.

I giovani immigrati parigini di seconda generazione erano chiusi in un circolo vizioso fatto di desiderio di omologazione alla società occidentale e sofferenza per il razzismo subito. Ma non avevano il minimo senso del loro senso di identità e appartenenza africana. Secondo Kémi Séba l’unica via per affrancarsi da questa condizione di sofferenza e disadattamento era prendere coscienza delle proprie origini. Questo implicava il rifiuto di quella cultura e società che tendeva a escluderli e discriminarli.

Razzismo contro razzismo

Le teorie di Kémi Séba divennero col passare del tempo sempre più estremiste e radicali.

I movimenti politico/filosofici che fondò predicavano l’antisemitismo, il razzismo nei confronti dei bianchi e degli occidentali, l’intolleranza alla cultura occidentale. Fino ad arrivare a invitare gli afrodiscendenti ad abbandonare i paesi occidentali e ritornare in Africa. Cosa che fece anche lui quando divenne parte attiva del Panafricanismo.

La sua dottrina non prevedeva l’accettazione delle differenze in un’ottica di coabitazione e di tolleranza. Ma metteva l’accento sulla impraticabilità dell’incontro tra le culture, tutte le culture. Da qui la necessità di divisione, di separazione dei diversi mondi che componevano le maggiori culture: occidentale, orientale, africana. E anche delle relative religioni.

Furono queste le motivazioni che spinsero il Governo francese a sciogliere i suoi movimenti, dichiarandoli razzisti e di incitazione all’odio. In futuro, quando abbraccio il Panafricanismo Kémi Séba smorzò i toni intolleranti che lo avevano caratterizzato durante la permanenza in Francia.

Il ritorno in Africa di Kémi Séba

Dopo la fallimentare esperienza dei movimenti francesi da lui creati, Kémi Séba ritornò in Africa. Mentre grazie alle sue esternazioni contro i bianchi occidentali e per un ritorno di massa degli africani è stato preso a modello dalle destre razziste di mezza Europa. In Africa la sua dottrina si concentrerà soprattutto al contrasto del neocolonialismo monetario. Anche questa volta le origini del suo pensiero sono corrette.

Neocolonialismo monetario e Panafricanismo

Negli Stati africani francofoni, ovvero della ex colonia francese, la moneta in uso è il franco CFA. Nato negli anni ’30 e tutt’ora in vigore, questa moneta, legata all’euro e stampata in Francia è il simbolo e lo strumento del colonialismo monetario dell’occidente in Africa.

E’ infatti una moneta estera, controllata da un mercato estero e troppo “forte” per l’economia africana tanto da limitarla e tenerla imbrigliata alle dipendenze della finanza occidentale.

Kémi Séba porta con se nel grande movimento culturale del Panafricanismo l’accusa ai Capi di Stato Africani di non ribellarsi a questo controllo economico, anzi di agevolare l’occidentalizzazione piegandosi all’egemonia coloniale.

Il Panafricanismo di Kémi Séba

Il Panafricanismo è un movimento di pensiero che nasce nell’800 e che ha visto numerosi politici, capi di stato e intellettuali farne parte. Predica la solidarietà tra le realtà africane in tutto il mondo e aspira a un movimento politico africano globale.

Kémi Séba arricchisce il Panafricanismo della lotta e della volontà di liberare l’Africa dal controllo dell’Occidente. Ma anche questa volta i suoi intenti sono poco efficaci. Se da un lato parte da idee concrete e condivisibili, dall’altro non fornisce un progetto politico fattivo per realizzarle.

La sua azione resta ferma al palo della denuncia, e ancora una volta con echi razzisti e anche complottisti. Ma non si traduce in proposte concrete su come trasformare il Panafricanismo in una realtà politica che possa realmente aprire uno spiraglio per il recupero dell’identità economica e culturale degli stati francofoni africani.

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